I fotografi contro la Casa Bianca
Hanno protestato formalmente contro l'amministrazione Obama, che li esclude da molti eventi per diffondere solo le foto "ufficiali"
Giovedì 21 novembre l’associazione dei giornalisti e fotografi inviati alla Casa Bianca e 37 altre organizzazioni che si occupano di notizie hanno scritto una lettera a Jay Carney, portavoce e capo dell’ufficio stampa dell’amministrazione statunitense, per protestare contro la progressiva esclusione dei loro fotografi dagli eventi pubblici che coinvolgono il presidente Barack Obama. Secondo i firmatari della lettera, l’amministrazione ha messo in piedi un sistema per monopolizzare la diffusione di fotografie autorizzate del presidente Obama, penalizzando così il lavoro dei fotografi delle testate giornalistiche che seguono normalmente gli eventi alla Casa Bianca.
Nella lettera si legge: «I funzionari di questa amministrazione stanno impedendo al pubblico di avere una visione indipendente delle importanti funzioni che svolge il ramo esecutivo dell’amministrazione». Per questa ragione due grandi associazioni di editori, l’Associated Press Media Editors e l’American Society of Newspaper Editors, hanno invitato tutti i loro membri a bloccare le pubblicazioni di foto e video forniti dall’ufficio stampa della Casa Bianca.
Una delle politiche adottate dall’amministrazione Obama che ha contribuito a far crescere le proteste è un diverso uso dei social network rispetto al passato. Come nota il New York Times, molti funzionari governativi hanno preso l’abitudine di twittare e pubblicare diversi contenuti sui loro account e blog personali. Il fotografo della Casa Bianca, Pete Souza, da tempo pubblica molte foto del presidente su Facebook, Flickr e Instagram, pochi minuti dopo averle scattate. Secondo il viceportavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, «sfruttiamo il vantaggio che ci danno le nuove tecnologie in modo da dare agli americani un più grande accesso del “dietro le quinte” o alle fotografie del presidente mentre fa il suo lavoro».
La lettera consegnata a Carney cita sette episodi in cui la Casa Bianca ha vietato la partecipazione dei fotografi esterni: tra questi ci sono un pranzo di Obama con l’ex segretario di stato Hillay Clinton, un incontro del presidente con i negoziatori israeliani e palestinesi, e un altro incontro con Malala Yousafzai, la giovane attivista pakistana candidata all’ultimo Nobel per la Pace. I funzionari dell’amministrazione hanno spiegato che si trattava di eventi privati, chiusi alla stampa; ma in tutti questi casi un fotografo della Casa Bianca era presente e alla fine dell’incontro ha pubblicato su Flickr o su altri social media le foto dell’evento.
Le tensioni tra i fotografi e la Casa Bianca non sono nuove e vanno avanti da mesi. Sono iniziate la scorsa estate, durante il viaggio di Obama in Sudafrica: il presidente – accompagnato dalla moglie Michelle, dalle figlie Sasha e Malia, dalla suocera Marian Robinson e dalla nipote Leslie Robinson – aveva visitato la famosa cella numero numero 5 della sezione B del carcere di Robben Island, dove venne incarcerato per 18 anni Nelson Mandela, il più famoso attivista contro l’apartheid e presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999. L’amministrazione autorizzò i fotografi a scattare solo poche foto a Obama nella cella di Mandela, mentre al momento dell’abbraccio tra Barack Obama e la figlia Sasha era presente solo Pete Souza.
Foto: Un bambino tocca la testa a Obama nello Studio Ovale della Casa Bianca (Official White House Photo by Pete Souza)