L’uomo con l’ombrello nero
Cosa ci faceva, a pochi metri da dove Kennedy fu ucciso? La spiegazione a una stranezza che per anni ha ispirato le teorie del complotto
Nel novembre 2011 il documentarista Errol Morris, vincitore di un Oscar nel 2003 con un film sull’ex segretario della Difesa americano Robert S. McNamara, pubblicò sul sito del New York Times un breve video (dura solo sei minuti) che si concentra su una figura che compare sullo sfondo del celebre filmato Zapruder (il più noto documento video dell’assassinio del presidente statunitense John Kennedy): un uomo che tiene aperto un ombrello nero, nonostante la bellissima giornata di sole.
Morris prova a rispondere alla domanda se si tratti di un segnale per qualcun altro o addirittura di un’arma nascosta, come è stato ipotizzato nelle infinite ricostruzioni più o meno plausibili della giornata. Per farlo intervista Josiah “Tink” Thompson, che ha scritto “il libro definitivo sul filmato Zapruder” (nelle parole scritte da Morris per accompagnare il video), Six Seconds in Dallas. Thompson svela la soluzione del mistero, che non ha niente a che fare con complotti ma allo stesso tempo è assolutamente impensabile per un osservatore esterno. Il video è in inglese.
Quando nel 1978 la commissione d’inchiesta fece un appello pubblico perché “l’uomo con l’ombrello” si facesse avanti, Louie Steven Witt si fece avanti. Disse di avere ancora l’ombrello – lo portò e lo mostrò durante una seduta della commissione – e disse di non sapere delle teorie attorno alla sua presenza. Raccontò di aver portato e aperto quell’ombrello nero, nonostante la giornata di sole, in segno di protesta: non contro John Fitzgerald Kennedy ma contro suo padre, Joseph Kennedy, che fu ambasciatore nel Regno Unito durante l’ascesa di Hitler e l’inizio della Seconda guerra mondiale. Joseph Kennedy era un ammiratore del primo ministro Neville Chamberlain, noto per il suo criticato atteggiamento “attendista” nei confronti del nazismo. L’ombrello nero era un simbolo di quell’atteggiamento: Chamberlain ne aveva uno e dall’inizio degli anni Trenta nelle vignette satiriche Chamberlain veniva raffigurato con un ombrello nero, simbolo del suo essersi “girato dall’altra parte”. Altre volte ombrelli neri – a volte anche con la scritta “Chamberlain” – furono usati durante proteste antitotalitarie. John Fitzgerald Kennedy da giovane aveva scritto un saggio sulla politica di appeasement e secondo Witt avrebbe riconosciuto il simbolo. Witt disse poi, durante la sua testimonianza: «Se nel Guinness dei primati ci fosse una categoria delle persone che si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato a fare la cosa sbagliata, sarei primo in classifica con distacco infinito».