Com’è andata in Cile
La candidata socialista Michelle Bachelet ha ottenuto una "vittoria amara", scrivono i giornali, vincendo il primo turno ma senza maggioranza assoluta: servirà il ballottaggio
Michelle Bachelet, candidata socialista a presidente del Cile, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali che si sono svolte ieri domenica 17 novembre per scegliere il successore del presidente Sebastián Piñera (di centrodestra) e rinnovare il Parlamento. Bachelet, già presidente dal 2006 al 2010, non ha però ottenuto la maggioranza assoluta fermandosi al 46,68 per cento dei consensi: dovrà ripresentarsi al ballottaggio che si svolgerà il 15 dicembre prossimo.
La candidata del centrodestra Evelyn Matthei, principale avversaria di Bachelet, ha ottenuto il 25,1 per cento dei voti, molto al di sopra delle aspettative: i sondaggi le accreditavano infatti il 14 per cento. Degli altri sette candidati che si erano presentati per il primo turno, solo due hanno superato la soglia del 10 per cento dei voti: Franco Parisi, con il 10,12 per cento, un ingegnere di 46 anni che si è candidato come indipendente proponendo, tra l’altro, l’istruzione gratuita, e Marco Enríquez-Ominami, con il 10,96 per cento, politico di 40 anni che appartiene al Partido progresista e che alle elezioni del 2009 aveva ottenuto il terzo posto.
Michelle Bachelet ha 62 anni e aveva presentato un programma molto ambizioso basato in particolare sull’attuazione di una riforma tributaria per modificare il sistema dell’istruzione, la decriminalizzazione dell’aborto e alcune riforme costituzionali. Dopo la diffusione dei risultati ha dichiarato: «Non ci sono due letture possibili: abbiamo vinto queste elezioni e con ampia maggioranza. Sapevamo dall’inizio che era una sfida complicata e difficile e abbiamo fatto uno sforzo enorme. Da ora lavoreremo per ottenere nel secondo turno una vittoria decisiva per l’attuazione del nostro programma».
Evelyn Matthei ha 60 anni e da gennaio del 2011 è ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel governo dall’attuale presidente Piñera. Dopo le elezioni ha dichiarato: «Possiamo farcela. Cominceremo da subito, non c’è un minuto da perdere. E vinceremo». Spera ora di poter raccogliere i voti degli altri sette candidati alla presidenza («Lottiamo per i voti degli altri sette candidati ora, e per quelli di Michelle Bachelet» ha scritto su Twitter) ma si tratta di un’impresa piuttosto difficile: molti degli altri candidati sono di sinistra. Il quotidiano cileno El Mercurio ha parlato di «vittoria amara» per Bachelet e di «dolce sconfitta» per Matthei, scrivendo anche che il ballottaggio «dovrebbe essere comunque una formalità» per la candidata socialista.
Oltre che per l’elezione del nuovo presidente, i cileni hanno votato anche per rinnovare tutti i 120 seggi della Camera e 20 dei 38 seggi del Senato. I risultati sono ancora parziali: per ora la coalizione di centrosinistra che sostiene Bachelet (Nueva Mayoria, formata da socialisti, democristiani e comunisti) non avrebbe ottenuto la maggioranza necessaria per varare le riforme più radicali promesse in campagna elettorale fermandosi a 21 senatori. Se infatti gli interventi su scuola, fisco e diritto all’aborto terapeutico potranno essere realizzati anche solo con una maggioranza semplice, lo stesso non sarà possibile per il progetto di riforma costituzionale, che ha bisogno di una maggioranza più ampia (almeno 26 senatori).
La giornata elettorale di domenica 17 novembre si è svolta senza particolari problemi in tutto il paese. Era la prima volta che in Cile il voto per le presidenziali non era obbligatorio ma volontario (la prima volta che si è votato con il nuovo sistema è stata alle comunali del 2012): dei circa 13,4 milioni di aventi diritto, su 17,5 milioni di abitanti del paese, hanno votato poco più di 6.600.000 di persone, dato inferiore rispetto le previsioni.
Foto: Michelle Bachelet, Santiago, 17 novembre 2013
(MARTIN BERNETTI/AFP/Getty Images)