L’agente dell’MI6 morto in una borsa
Uno dei casi di cronaca più misteriosi e letterari degli ultimi anni nel Regno Unito è stato dichiarato irrisolto da Scotland Yard
Mercoledì 13 novembre, dopo tre anni di indagini, Scotland Yard ha presentato le conclusioni relative a uno dei casi di cronaca più discussi e controversi nella storia britannica recente: quello della morte di Gareth Williams, gallese, agente dell’MI6 – i servizi segreti britannici – trovato morto nel suo appartamento di Londra il 23 agosto del 2010. Il suo corpo, nudo, era chiuso da un lucchetto esterno in un borsone sportivo posto nella vasca da bagno e con le chiavi all’interno del sacco. Non c’erano impronte digitali né sul borsone né sul bordo della vasca. A causa dello stato di decomposizione del corpo, l’autopsia non ha potuto spiegare la causa della morte, probabilmente avvenuta nove giorni prima che venisse scoperta, né stabilire se sia avvenuta prima o dopo la chiusura nel borsone.
Durante una conferenza stampa che si è svolta mercoledì a Londra, Scotland Yard, tramite l’assistente commissario Martin Hewitt, ha ammesso che «con molto rammarico» la polizia non è stata in grado di spiegare definitivamente le circostanze che hanno portato alla morte dell’uomo. Hewitt ha dichiarato che le indagini hanno seguito tre diverse ipotesi: «La prima: che Gareth, per qualche motivo, si sia infilato in quella borsa e non sia stato più capace di tirarsene fuori. La seconda: che Gareth, con l’aiuto di qualcun altro si sia infilato consensualmente nella borsa, che poi qualcosa sia andato storto e che sia morto a causa di questo. La terza: che qualcuno abbia assassinato Gareth mettendolo in quella borsa. Direi che l’assenza concreta e definitiva di prove della presenza di un’altra persona rende la seconda e la terza ipotesi meno realistiche».
Martin Hewitt, ha dunque affermato che Williams è morto «molto probabilmente» da solo e a seguito di un tragico incidente, ma poiché non è stato possibile escludere con certezza la possibilità che un’altra persona fosse presente e coinvolta «non vi sono prove sufficienti per dire qualcosa di definitivo, al di là di ogni ragionevole dubbio sulle circostanze che hanno portato alla morte di Williams» e confermare una delle tre ipotesi. Ha invece detto di essere «convinto» che non ci sia alcun collegamento tra la morte dell’uomo e il suo lavoro nei servizi segreti.
Dall’esame dell’appartamento di Gareth Willliams non è risultato alcun segno di effrazione o di tracce di DNA che potesse suggerire la presenza di un’altra persona al momento della sua morte. Ma sul lucchetto della borsa o sul bordo della vasca da bagno non c’erano nemmeno le impronte digitali di Williams né prove che fossero state cancellate. Durante l’inchiesta, due esperti hanno provato 400 volte a chiudersi in un borsone uguale a quello in cui è stato trovato il corpo di Williams, ma senza successo. Fino a quando una insegnante di yoga è invece riuscita nell’impresa. Hewitt, durante la conferenza, ha quindi precisato che «teoricamente sarebbe stato possibile per Williams rannicchiarsi nella sacca senza toccare il bordo della vasca» e chiudersi dentro.
Le dichiarazioni di Scotland Yard sono in contrasto con le ipotesi formulate dal medico legale Fiona Wilcox che ha svolto in questi mesi delle indagini indipendenti. Nel maggio del 2012, e dopo mesi di accertamenti, lei stessa aveva affermato che sarebbe stato difficile chiarire le circostanze della morte di Gareth Williams poiché «la maggior parte dei dubbi» connessi al suo caso «erano rimasti senza risposta». Tuttavia le sue conclusioni propendevano per la terza ipotesi: quella cioè che la morte di Williams fosse «il risultato di un atto criminale». Il medico sostenne, ma senza l’esistenza di prove incontrovertibili, che probabilmente Williams fosse stato soffocato o avvelenato e messo successivamente nel borsone dentro la vasca da bagno: «Se Williams avesse provato una bizzarra esperienza, non si sarebbe preso la briga di non lasciare impronte digitali». La famiglia di Williams si è sempre detta d’accordo con l’ipotesi dell’omicidio.
Gareth Williams aveva 31 anni. Aveva abbandonato molto presto gli studi di matematica per diventare un agente dell’MI6. A 21 anni, era già considerato un “prodigio”, riporta la BBC. Il suo compito nei servizi segreti era quello di intercettare e decifrare comunicazioni segrete. La sua vita, nel corso di questi anni, è stata meticolosamente analizzata: dalle testimonianze di amici e vicini risultò essere un uomo riservato, introverso, cortese e con pochi amici. Gli investigatori non sono stati in grado di identificare qualcuno che avesse qualche conto in sospeso con lui o volesse procurargli un danno. Quello che emerse è che aveva acquistato diverse parrucche, scarpe e abiti costosi da donna prima della morte, che amava gli spettacoli di Drag Queen e che dal suo computer aveva visitato diversi siti in cui si mostravano pratiche sadomasochiste. La sua ex proprietaria di casa testimoniò anche che nel 2007 lo soccorse con il marito trovandolo a letto, con le mani legate. Pensarono a una pratica sessuale, ma lui dichiarò che voleva provare a vedere se riusciva a liberarsi da solo.