La foto ritoccata di Alua Shalabayeva
Sarebbe stata usata per un documento falso che permettesse l'espulsione della figlia di Alma Shalabayeva, scrive (e mostra) Repubblica
Mercoledì 13 novembre Repubblica ha pubblicato un importante aggiornamento sul caso dell’espulsione della cittadina kazaka Alma Shalabayeva e della figlia Alua, 6 anni, rispettivamente moglie e figlia dell’oppositore politico kazako Mukhtar Ablyazov. La vicenda, di cui si è parlato molto per tutto il mese di luglio 2013, ha lasciato molti punti oscuri e sollevato diversi dubbi sull’operato degli organi di polizia italiani, accusati di avere in qualche modo collaborato con la diplomazia kazaka per riportare Alma e Alua nel loro paese, senza rispettare le procedure previste dalla legge. Secondo quanto riporta oggi Repubblica, oltre alle irregolarità già rivelate ce ne sarebbe un’altra: il documento che ha attestato l’identità di Alua sarebbe stato falso, costruito illegalmente in fretta e furia – non è ancora chiaro da chi – usando una fotografia contenuta in un altro documento che, almeno in teoria, doveva trovarsi in stretta custodia della polizia italiana.
Il punto centrale della questione, scrive Repubblica, è che Alma Shalabayeva non sarebbe potuta essere espulsa dall’Italia se non insieme alla figlia, che però non aveva con sé alcun documento che la identificasse. Come hanno spiegato gli avvocati dalla famiglia di Muhhtar Ablyazov, «non è un dettaglio; senza quello, Alua per legge non poteva essere rimpatriata. E senza di lei, Alma sarebbe rimasta in Italia». Il 31 maggio, giorno dell’espulsione delle due cittadine kazake dall’Italia, ai funzionari della Questura di Roma è stato consegnato un documento “spuntato dal nulla”: si trattava del certificato di ritorno numero 0007492, intestato ad Alua «cittadina della Repubblica del Kazakistan», valido solo fino al primo di giugno, quindi solo fino al giorno successivo. Il documento, sul quale c’è anche una foto a colori di Alua, attestava l’identità della bambina, che quindi da quel momento poteva essere espulsa con la madre – nel frattempo Alma si trovava nel CIE di Ponte Galeria, nei pressi di Roma.
Secondo Repubblica però il documento di Alua, tuttavia, era falso: mostrava già a prima vista alcune incongruenze e imperfezioni che avrebbero potuto sollevare dei dubbi nei funzionari della Questura di Roma. Il documento diceva innanzitutto che Alua è nata in Italia il 7 febbraio 2007, mentre in realtà è nata a Londra e un semplice controllo lo avrebbe confermato. Secondo: la foto era stata manipolata. Stando alla perizia di un esperto di grafica sentito dall’avvocato di Madina Shalabayeva, una delle figlie di Ablyazov, la foto è stata copiata, con uno scanner, direttamente dal passaporto diplomatico centrafricano di Alma Shalabayeva (la cui autenticità non è stata mai chiarita del tutto), nelle cui pagine finali c’era la foto della figlia Alua.
Il perito Fabio Pisterzi ha detto a Repubblica:
«La foto di Alua sui due documenti derivano dallo stesso scatto. Quella del certificato di ritorno però è ritoccata: una parte del colore della pelle appare uniforme in modo anomalo sotto il mento. Un effetto del genere può essere effetto di un’operazione di “cleaning” con Photoshop. Si nota che la zona ritoccata è esattamente quella in cui c’era il timbro del passaporto centrafricano.»
Il passaporto centroafricano era stato consegnato da Alma Shalabayeva alla polizia italiana la notte tra il 28 e il 29 maggio, quella della prima perquisizione nella villa di Casal Palocco, nella periferia di Roma, in cui era stata fermata la moglie di Ablyazov. Da quel momento, almeno in teoria, il documento era rimasto in custodia delle autorità italiane, che tra le altre cose ne stavano verificando l’autenticità insieme al governo della Repubblica Centrafricana. Come sia accaduto poi che da quel passaporto venisse usata una foto per produrre un documento falso non è chiaro per niente.
Foto: La foto ritoccata di Alua Shalabayeva, contenuta nel documento di ritorno usato per attestare l’identità della figlia di Alma Shalabayeva (via Repubblica)