L’esproprio dei televisori al plasma in Venezuela
Il presidente Maduro ha fatto sequestrare una catena di negozi di elettronica, accusata di avere prezzi troppo alti
La sera di venerdì 8 novembre il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha annunciato in televisione di aver ordinato il sequestro di tutti i negozi Daka, una catena di elettronica diffusa in tutto il paese. Nella notte l’esercito ha occupato i negozi mentre enormi folle di persone si radunavano all’esterno in attesa di poter acquistare televisori e altri elettrodomestici ai prezzi contingentati decisi dal governo. In almeno un caso, nella città di Valencia, la folla ha rotto i cordoni dell’esercito e ha saccheggiato televisori al plasma, telefonini, computer e altri elettrodomestici.
Sabato sera Maduro ha criticato il saccheggio avvenuto a Valencia, ma ha sottolineato che si è trattato di un caso isolato e ha aggiunto anche: «Quelli che derubano il paese siete voi, parassiti borghesi». Su Internet sono disponibili diversi video che mostrano l’assalto al negozio ed il saccheggio.
Nei giorni scorsi diversi manager di Daka sono stati arrestati con l’accusa di aver tenuto i prezzi dei loro prodotti troppo alti. L’esercito, ha annunciato Maduro, continuerà a costringere la Daka a mantenere i suoi prezzi a un livello “onesto”. Difficilmente, però, la catena potrà restare aperta a lungo, dopo aver esaurito le merci nei suoi magazzini.
Secondo Maduro Daka e altre società hanno alzato i prezzi fino al 1.000 per cento, in vista degli acquisti per il Natale. Gli aumenti sono ingiustificati, ha detto il presidente, e per dimostrarlo ha fatto l’esempio dei condizionatori: quelli venduti nei negozi statali costano l’equivalente di 700 euro, mentre nei negozi privati possono arrivare quasi a 5 mila. Condizionatori, televisori al plasma e altri elettrodomestici sono tutti beni che vengono importati: negozianti e grossisti sono quindi costretti a comprarli all’estero usando dollari americani.
Molti commentatori, tra cui Irene Caselli, corrispondente BBC da Caracas, hanno fatto notare che i negozi ufficiali del governo sono praticamente sempre privi di merci. Inoltre è quasi impossibile cambiare la moneta venezuelana al tasso di cambio ufficiale con il dollaro, che è di 1 dollaro per 6,3 bolívar, come hanno la possibilità di fare i negozi statali. I privati sono costretti a procurarsi dollari sul mercato nero a un prezzo molto superiore. Al momento si stima che l’inflazione annuale in Venezuela sia intorno al 54 per cento.
L’occupazione militare dei negozi di elettronica è soltanto l’ultimo passo di un crescente “interventismo” del governo in campo economico. Da mesi in Venezuela scarseggiano alcuni beni di uso comune come zucchero, caffè, olio e, soprattutto, carta igienica. A settembre il governo ha inviato l’esercito a sequestrare una fabbrica di carta igienica per cercare di aumentare la disponibilità del prodotto, che non appena compare nei supermercati causa immediatamente lunghissime code.
Secondo il governo questi problemi sono causati da una vera e propria guerra economica che le élite del paese, alleate con gli Stati Uniti, hanno intrapreso contro il governo e il popolo venezuelano. Per combattere questa “guerra” alcuni mesi fa è stato istituito un “Organo per la difesa popolare dell’economia” che insieme ad altri enti, come il SUNDECOP, si occupa di regolare i prezzi e multare o espropriare le aziende che rifiutano di adeguarsi. Questa situazione ha portato in certi casi a momenti di comicità involontaria, come quando – qualche settimana fa – Karlín Granadillo, sovrintendente del SUNDECOP, ha dichiarato: «Stiamo osservando una violazione del diritto all’accesso alla carta igienica».