Hermann Rorschach e le sue macchie
Lo psichiatra svizzero inventore delle tavole con le macchie da interpretare è il protagonista del doodle di Google di oggi per ricordare i 129 anni della sua nascita
Lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach, vissuto un secolo fa, è ricordato soprattutto per un test divenuto importantissimo nella storia della psichiatria, introdotto da Rorschach, fino a essere popolare e noto anche fuori dalla scienza: e al test di Rorschach è dedicato il doodle di Google di oggi. Al posto del classico logo, nella pagina principale del motore di ricerca sono mostrate alcuni disegni astratti, ispirati alle tavole coperte con macchie di inchiostro del test di Rorschach, per ricordare i 129 anni dalla nascita del loro ideatore.
L’idea del test venne a Rorschach casualmente nel 1918, mentre era ancora studente. Fin da bambino a Rorschach piaceva un gioco da tavolo allora molto popolare, chiamato Klecks (“macchie”, in tedesco: Klecks era addirittura un suo soprannome al liceo) e basato sulla ricostruzione di storie a partire da alcune macchie d’inchiostro. Rorschach notò che i pazienti malati di schizofrenia facevano associazioni radicalmente diverse dal resto delle persone ed elaborò quindi il suo test per diagnosticare quella malattia, che presentò nel 1921.
Il test consiste in dieci immagini, all’apparenza formate da macchie di inchiostro perfettamente simmetriche. In realtà non sono macchie casuali, ma disegni dallo stesso Rorschach, che era figlio di un pittore e insegnante di disegno e che era stato personalmente molto tentato di intraprendere la carriera artistica. Fin dalla fine degli anni Trenta il test di Rorschach non è stato usato solo nella diagnosi della schizofrenia, ma in modo molto più ampio come uno dei cosiddetti “test proiettivi”. L’idea alla base del test è che quando a una persona viene mostrata un’immagine ambigua e senza alcun senso – come sono le macchie di inchiostro del test – la sua mente cerchi di interpretarle comunque come qualcosa di sensato. Il risultato della domanda “che cosa vedi?” dice insomma molte cose sulla personalità del soggetto del test.
L’efficacia del test di Rorschach come test della personalità è stata messa in discussione fin da subito, anche se diversi psicologi e psichiatri continuano ad utilizzarlo anche oggi. Il test di Rorschach è comunque tra gli strumenti della psicologia più noti e che sono entrati di più nell’immaginario collettivo. Compare in moltissimi film, serie televisive e fumetti.
Tra i molti esempi che si possono citare, oltre alla scena di The Master qui sopra, c’è quello di uno dei personaggi principali della graphic novel di Alan Moore Watchmen: un uomo coperto da una maschera bianca su cui ci sono macchie di inchiostro simmetriche e che si chiama appunto Rorschach.
Usando i tasti a freccia sul doodle di Google, o le frecce della propria tastiera, si possono vedere le macchie di inchiostro di fantasia e ispirate al test di Rorschach. C’è anche un’opzione per condividere sui principali social network con i propri amici, tra cui non deve esserci necessariamente uno psichiatra, una particolare immagine e che cosa si è visto.
Hermann Rorschach nacque a Zurigo l’8 novembre 1884. Studiò medicina all’università di Zurigo e lavorò per alcuni anni in un ospedale psichiatrico di Herisau, nel nord del Svizzera, dove perfezionò il suo test, che pubblicò nel libro Psychodiagnostics. Pochi mesi dopo la pubblicazione del libro, il primo aprile del 1922, Rorschach morì di peritonite a 37 anni.
I disegni del test di Rorschach sono stati effettuati oltre 90 anni fa e dunque sono di pubblico dominio in gran parte del mondo. Molti psicologi sostengono comunque che i disegni non vadano divulgati, perché un paziente che li abbia visti e abbia già memorizzato una serie di risposte “comuni” – come quelle che vennero pubblicate nel 2009 su Wikipedia, suscitando un grande dibattito – renderebbe non valido il test. Nonostante questo, le tavole sono state riprodotte in diverse pubblicazioni fin dagli anni Ottanta e sono facilmente reperibili su Internet.