La sede dell’ex tv pubblica greca è stata sgomberata
Giornalisti e dipendenti l'avevano occupata e trasmettevano in streaming, dopo la chiusura decisa dal governo a giugno
Nelle prime ore di giovedì 7 novembre ad Atene agenti di polizia in tenuta antisommossa sono entrati nella sede dell’emittente televisiva statale greca ERT, chiusa il 12 giugno, e hanno sgomberato gli ex dipendenti che avevano iniziato un’occupazione subito dopo l’improvvisa interruzione delle trasmissioni decisa dal governo tra molte proteste.
La polizia greca ha eseguito l’ordine di sgombero emesso da un magistrato greco e ha circondato la sede dell’ERT ad Agia Paraskevi, un sobborgo nella zona nord di Atene. Ha lanciato alcuni lacrimogeni per disperdere circa 200 persone che si erano radunate intorno alla sede e per entrare nell’edificio. Poi ha sgomberato la struttura stanza per stanza. Al momento dell’irruzione c’erano una ventina di persone all’interno. L’operazione si è svolta in modo relativamente pacifico, anche se alcuni occupanti hanno rifiutato di andarsene e sono stati arrestati, tra cui il giornalista e capo del sindacato dei dipendenti dell’ERT (Pospert) Panagiotis Kalfagiannis.
Il portavoce del governo greco Simos Kedikoglou ha detto alla radio Skai che l’operazione ha “messo fine a un’occupazione illegale”, mentre il viceministro per la radio e la televisione pubblica Pantelis Kapsis ha detto di non sapere nulla dello sgombero, che a suo dire è stato organizzato dal ministero per l’ordine pubblico. A un gruppo di dieci parlamentari del partito di sinistra SYRIZA, il principale partito di opposizione nel paese, sarebbe stato impedito di entrare nella sede dalla polizia, riferisce il quotidiano greco Kathimerini.
Fuori dalla sede si stanno radunando molte persone ed è possibile che lo sgombero causi nuove proteste ad Atene, in un paese duramente colpito dalla crisi economica ma in cui le proteste popolari sembrano aver perso forza. A giugno, la coalizione al governo in Grecia guidata dal conservatore Antonis Samaras aveva annunciato la chiusura delle TV pubblica e il licenziamento dei suoi 2.600 dipendenti. Mentre nel paese si tenevano grandi manifestazioni a sostegno della televisione statale, centinaia di persone avevano cominciato un’occupazione e avevano continuato a produrre programmi televisivi trasmessi esclusivamente in streaming online.
Il governo Samaras aveva motivato la sua decisione dicendo che l’ERT impiegava molte più persone rispetto agli omologhi degli altri paesi e costava molto di più, in rapporto a un’audience inferiore a quella delle televisioni private. I licenziamenti dell’ERT erano dunque una delle misure da prendere per ridurre l’entità del settore pubblico in Grecia, una delle misure necessarie per continuare ad avere i prestiti economici delle istituzioni internazionali. La mossa aveva causato una crisi di governo, con l’uscita dalla coalizione di Sinistra Democratica, un piccolo partito di centrosinistra, che aveva minacciato la sopravvivenza della precaria maggioranza che sostiene Samaras. A fine agosto un’emittente pubblica temporanea, EDT, aveva ricominciato a mandare in onda notiziari, una soluzione di passaggio nell’attesa della nascita di una nuova televisione statale chiamata NERIT che non dovrebbe cominciare a trasmettere prima del 2014.