La nuova legge (e che legge) sulle intercettazioni in Nuova Zelanda
Obbliga le società di telecomunicazioni a concedere all'intelligence l'accesso a email e telefonate dei loro clienti
Il parlamento della Nuova Zelanda ha approvato una legge che obbliga le società di telecomunicazioni a concedere alle agenzie di intelligence governative l’accesso alle email, ai messaggi e alle telefonate dei loro clienti. La legge stabilisce anche che le aziende consultino l’Agenzia governativa per la sicurezza delle comunicazioni (Government Communications Security Bureau – GCSB) quando realizzano nuove reti e infrastrutture, e che le mettano a disposizione dell’agenzia perché installi le strumentazioni necessarie per le intercettazioni.
La legge attribuisce al GCSB poteri simili a quelli del GCHQ, l’agenzia britannica di spionaggio e controspionaggio nelle comunicazioni, e della NSA, l’agenzia nazionale per la sicurezza statunitense, da mesi al centro delle polemiche per il controllo delle comunicazioni portato avanti verso milioni di persone in tutto il mondo, compresi capi di stato e di governo stranieri. Il GCSB fa parte insieme alla GCHQ, alla NSA, e alle agenzie di intelligence canadese e australiana del “Five Eyes”, un accordo multilaterale che prevede la condivisione di una grande quantità di dati derivati dallo spionaggio elettronico. Il primo ministro neozelandese John Key del Partito nazionale della Nuova Zelanda – conservatore e liberale – non ha voluto rivelare l’estensione della condivisione di dati tra la GCSB e i Five Eyes, specificando però che «qualsiasi cosa facciamo è comunque legale».
Il ministero neozelandese delle comunicazioni Amy Adams, del partito nazionale, ha detto che la legge «salvaguarderà la sicurezza» dei cittadini, «rendendo possibile sia tecnicamente che praticamente alle agenzie di intelligence di intercettare le comunicazioni qualora ci sia un mandato o un’autorità legislativa a chiederlo, e introducendo una cornice formale per assicurare la sicurezza delle nostre reti di comunicazione». Non è ancora chiaro se questi mandati potranno essere usati per dare carta bianca al GCSB per intercettare il traffico telefonico e informatico di milioni di persone, come accaduto in Regno Unito e negli Stati Uniti. Il ministro ha anche spiegato che la legge «non cambia le misure a protezione della privacy in vigore. Riguarda soltanto le intercettazioni in tempo reale. Non richiede che i dati vengano conservati, né che quelli conservati vengano aperti».
La legge è stata molto criticata sia dai Verdi – che hanno chiesto l’apertura di un’indagine indipendente sulle attività del GCSB – sia dal partito laburista all’opposizione, che hanno duramente attaccato i legami tra l’agenzia di spionaggio neozelandese e la NSA. Il laburista Grant Robertson, responsabile del partito sui temi di sicurezza e intelligence, ha per esempio detto che «è ormai chiaro che la GCSB fa normalmente cose che non farebbero sentire a proprio agio i neozelandesi». Il ministro della Difesa neozelandese ha invece detto di non essere affatto preoccupato dalla notizia che la NSA intercettasse capi di stato e di governo stranieri.
Il ministro delle comunicazioni neozelandese Amy Adams (Sandra Mu/Getty Images)