In difesa del ministro Cancellieri
Gino Rigoldi, cappellano dell'istituto penale minorile di Milano, scrive sul Corriere della Sera e contesta il principio «o tutto o niente»
Don Gino Rigoldi, cappellano dell’istituto penale per minori “Cesare Beccaria” di Milano, ha difeso sul Corriere della Sera il ministro Cancellieri e ha contestato l’accusa che le viene fatta, per cui anche se avesse “segnalato mille casi” avrebbe sbagliato a segnalare quello di Giulia Ligresti, detenuta in precarie condizioni di salute, perché “deve interessarsi di tutti” altrimenti “meglio non occuparsi di nessuno”. Cancellieri riferirà oggi alle 16 in Senato.
«O tutto o niente»: questo sembra essere diventato il principio di coloro che si sono impegnati a giudicare la frase pronunciata dal ministro Cancellieri. Ha aiutato una persona? Non basta. Ne ha aiutate 100? Non basta ancora. Ha segnalato mille casi? Non basta, non basta. Deve interessarsi di tutti. Non ce la fa? E allora meglio non occuparsi di nessuno. Dietro questo ragionamento c’è l’invidiabile convinzione che sia possibile stabilire in Terra il perfetto mondo di Dio o della Dea Ragione, un paradiso nel quale nessuno si ammala, nessuno sbaglia, nessuno muore. Io invece sto dalla parte del ministro Cancellieri. Sarà per i miei 40 anni passati a cercare di aiutare i ragazzi del carcere, sarà perché, come lei, non sono riuscito a dare una mano a tutti, ma mi sento molto più vicino ai suoi limiti che non a quella sconfinata volontà di potenza che mi sembra animare i critici del ministro.
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foto: FETHI BELAID/AFP/Getty Images