I due giornalisti francesi uccisi in Mali
Hollande ha tenuto oggi una riunione di emergenza all'Eliseo, ma ancora non è chiara l'identità degli assassini
Il presidente della Repubblica francese François Hollande ha incontrato i suoi ministri in una riunione d’emergenza domenica mattina all’Eliseo, per discutere dell’assassinio dei due giornalisti francesi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, uccisi ieri nel nord del Mali poche ore dopo essere stati rapiti.
Hollande si è incontrato con il ministro degli Esteri, il ministro della Giustizia e il capo dei servizi di sicurezza estera. Gli ultimi due hanno lasciato l’Eliseo intorno alle 10 e 30 senza rilasciare dichiarazioni: il ministero della Giustizia ha però annunciato che sul caso sarà aperta un’inchiesta. Ieri Hollande aveva definito l’assassinio un gesto “spregevole”.
I due giornalisti sono stati rapiti sabato 2 novembre intorno alle 13 (le 14 ora italiana). Si trovavano a Kidal, una città nel nord del Mali, dove dovevano intervistare un leader del movimento ribelle dei Tuareg MLNA – un movimento che alla fine del 2012 si era distaccato dai ribelli islamisti che avevano occupato gran parte del nord del paese.
Il governatore della città di Kidal ha dichiarato che i due giornalisti sono stati rapiti da quattro uomini armati a bordo di una Toyota. L’autista ha raccontato di aver sentito i due lottare contro i rapitori, mentre alcune uomini armati lo costringevano con le armi a restare sdraiato in terra. Secondo alcune testimonianze i rapitori indossavano dei turbanti e parlavano un dialetto tuareg.
Subito dopo il rapimento, il corpo di spedizione francese che si trova in Mali da gennaio, ha inviato una pattuglia e due elicotteri per inseguire i rapitori. I militari francesi e le forze di sicurezza maliane non sono riusciti a stabilire alcun contatto con l’auto dei rapitori. Circa due ore dopo il rapimento i corpi dei due giornalisti sono stati ritrovati con diverse ferite di armi da fuoco a 12 chilometri dalla città.
Secondo Le Monde, il rapimento avvenuto al centro di un’importante città e in pieno giorno, dimostra che nemmeno la coalizione formata dall’esercito del Mali, dal corpo di spedizioni francese e dagli uomini della missione dell’Unione Africana, è in grado di garantire la sicurezza nel paese.
Le esatta dinamiche del rapimento sono confuse così come gli autori e i motivi che li hanno portati a giustiziare gli ostaggi poche ore dopo averli rapiti. Ma la situazione è in generale molto confusa in tutto il paese. L’intervento francese nel gennaio 2013 ha respinto i ribelli islamisti da tutte le città più grandi, ma la posizione di diversi altri gruppi rimane ancora poco chiara.
Il MLNA, l’organizzazione di cui faceva parte il leader tuareg che i due giornalisti erano andati a intervistare, fino al 2012 era alleato degli islamisti. Successivamente le due organizzazioni si sono allontanate ed ora sono in corso negoziati tra il MLNA e le forze governative. Ma ci sono divisioni anche tra gli stessi tuareg, che a Kidal hanno una delle loro roccaforti più importanti. Secondo Le Monde queste divisioni sono basate sull’appartenenza a diverse tribù, sulle affiliazioni politiche e ideologiche e sul desiderio di ottenere gli aiuti internazionali che stanno cominciando ad arrivare nel nord del paese.