Un altro attacco di Israele in Siria?
Sarebbe il sesto dall'inizio dell'anno, ma come nei casi precedenti né i militari israeliani né il regime siriano dicono nulla
Giovedì 31 ottobre un funzionario dell’amministrazione Obama ha detto a CNN che alcuni aerei da guerra israeliani hanno colpito una base militare vicino alla città siriana di Latakia (il nome moderno dell’antica Laodicea), il principale porto del paese. Latakia è considerata anche una delle roccaforti delle forze governative di Bashar al-Assad e una delle città in cui è più forte la comunità alawita (di cui fanno parte gli Assad).
CNN scrive che la stampa mediorientale ha parlato di un’esplosione in un deposito di missili nell’area e l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, una delle organizzazioni che rappresentano i ribelli con sede a Londra, ha detto che mercoledì 30 ottobre c’è stata un’esplosione in una base della contraerea siriana vicino a Jableh, a sud di Latakia. Secondo altre fonti l’attacco è avvenuto giovedì 31 ottobre. Una portavoce del ministero della Difesa israeliano non ha voluto fare dichiarazioni sulla vicenda, dicendo che “non vengono commentate” le notizie apparse sulla stampa straniera.
Secondo la versione del funzionario dell’amministrazione americana, l’obiettivo dell’attacco erano missili di produzione russa e altra attrezzatura che secondo gli israeliani sarebbero potuti finire al gruppo politico-militare sciita Hezbollah, che ha sede in Libano e che sta sostenendo le forze governative siriane. Il tipo di missili oggetto dell’attacco sono tra gli armamenti più avanzati in possesso delle forze governative, scrive il quotidiano israeliano Haaretz, che riporta molte altre voci di attività militari israeliane in Siria riportate ultimamente dai media arabi ma con poche o nessuna conferma.
Reuters ha aggiunto che, secondo un funzionario israeliano che è voluto restare anonimo, molto probabilmente l’attacco è stato compiuto e che, secondo le forze armate libanesi, sei aerei militari israeliani hanno sorvolato il territorio del paese mercoledì 30 ottobre. “Le incursioni aeree israeliane sul Libano sono frequenti, ma numeri così alti sono stati a volte in passato un’indicazione di attacchi militari contro la Siria”, scrive Reuters.
Non è la prima volta che Israele è stato accusato di aver condotto attacchi aerei in Siria: solo nel corso del 2013 è avvenuto sei volte. Uno degli episodi che furono più ripresi dalla stampa internazionale avvenne alla fine di gennaio e anche allora si disse che l’obiettivo dell’attacco era un convoglio che stava portando armi a Hezbollah. Le autorità militari israeliane non hanno mai rilasciato dichiarazioni su questi episodi, ma la posizione ufficiale è sempre stata che avrebbe cercato di impedire il trasferimento di armi a Hezbollah o in Libano, perché sarebbe stata una minaccia per Israele.
Come nei casi precedenti, il governo siriano non ha fatto alcun commento sulla vicenda. Impegnato da oltre due anni e mezzo nella guerra civile, che ha già provocato oltre 100 mila morti e due milioni di profughi in una situazione umanitaria che va peggiorando negli ultimi mesi, il regime di Assad non ha alcuna possibilità di rispondere agli attacchi israeliani sul piano militare e potrebbe avere interesse a tenere bassa l’attenzione sugli episodi per non far peggiorare la situazione. Nel frattempo, il lavoro per lo smantellamento delle armi chimiche siriane sembra procedere con pochi intoppi: giovedì 31 ottobre l’Organizzazione Mondiale per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC, a cui è stato assegnato il Nobel per la pace 2013) ha annunciato che i suoi ispettori hanno concluso la prima parte del programma di distruzione dell’arsenale.
Foto: un F-16 I israeliano durante una dimostrazione per i media stranieri alla base di Ramon, nel deserto del Negev, Israele meridionale. 21 ottobre 2013.
(JACK GUEZ/AFP/Getty Images)