Il referendum sulla rete elettrica a Berlino
I cittadini voteranno per decidere se farla tornare pubblica: come ha già fatto Amburgo, mettendo nei guai una società del governo svedese
Domenica 3 novembre i cittadini di Berlino voteranno per decidere se far tornare la rete elettrica sotto la gestione pubblica. Alla fine del 2014 scadrà la concessione della rete elettrica all’attuale gestore, Vattenfall, una società interamente di proprietà del governo svedese. A settembre i cittadini di Amburgo – la seconda città tedesca per numero di abitanti – hanno votato in un referendum simile scegliendo per un ritorno alla gestione pubblica della rete elettrica cittadina, che era di proprietà di Vattenfall e della multinazionale tedesca E.ON.
Come racconta Reuters, il referendum di Berlino è stato promosso dal comitato Berliner Energietisch, che ha lanciato una grande campagna a sostegno dell’iniziativa e ha raccolto le firme di oltre il 7 per cento degli aventi diritto al voto nella capitale tedesca. La rete elettrica va riportata sotto il controllo pubblico, scrive Berliner Energietisch sul suo sito, perché “i suoi profitti, che sono stati di 150 milioni di euro solo lo scorso anno, ora vanno nelle tasche di un’azienda svedese del nucleare e del carbone.” Oltre a questo, l’iniziativa spinge per un forte investimento nelle energie rinnovabili: come ha scritto il Guardian, attualmente la rete di Berlino – la più grande del paese, che serve 3,4 milioni di abitanti – prende il 90 per cento della propria energia dal carbone.
Dal punto di vista politico, il “sì” al referendum per togliere la rete ai privati è sostenuto dai Verdi, dal partito di sinistra Die Linke e dal Partito Pirata, mentre i due principali partiti tedeschi usciti dalle ultime elezioni politiche nazionali e già al governo insieme a Berlino, la CDU di centrodestra e i socialdemocratici della SPD, sono contrari.
Anche se il referendum non è vincolante, il risultato metterebbe una grande pressione sul governo cittadino, che deve gestire un debito di 60 miliardi di euro: di conseguenza, SPD e CDU sono contrari in primo luogo a causa dei costi che le finanze della città dovrebbero sostenere per ricomprare la rete (le stime sul suo valore variano molto, tra i 400 milioni secondo i referendari ai 2 miliardi secondo altri analisti). Il senato di Berlino dovrà votare il prossimo anno sulla gestione della rete per il periodo 2015-2035. Un sondaggio di Berlintrend dello scorso settembre ha mostrato che il 60 per cento degli abitanti della città è a favore di un ritorno al pubblico. Il quorum è del 25 per cento degli aventi diritto.
Vattenfall è un’azienda svedese del settore energetico, con forti interessi nel settore del nucleare e delle centrali a carbone in diversi paesi europei. È già stata colpita dalla decisione inaspettata della Germania di uscire dal nucleare, annunciata alla fine del 2010, e ha dovuto avviare le procedure per spegnere due centrali che gestiva in Germania. I referendum di Amburgo e di Berlino sono un’altra brutta notizia per la società, che rischia di perdere i suoi mercati più redditizi. Vattenfall, ha scritto pochi giorni fa Reuters, sta anche combattendo contro “l’eredità di una acquisizione disastrosa”, quella della società olandese Nuon. Negli ultimi quindici anni Vattenfall ha speso 22 miliardi di euro in una serie di acquisizioni, per cercare di competere con le altre grandi multinazionali europee dell’energia e in particolare con la tedesca E.ON e la francese EDF, ma da allora sta avendo difficoltà a gestire il grande debito accumulato. L’attuale amministratore delegato Oystein Loseth ha annunciato che lascerà la società alla scadenza del contratto, nel marzo 2015.
Foto: AP Photo/Ferdinand Ostrop, File