I nuovi guai di Alitalia
Che cosa vuol dire che Air France ha azzerato il valore delle azioni della società nel suo bilancio e perché la sua partecipazione all'aumento di capitale è a rischio
Giovedì 31 ottobre i giornali italiani hanno dato molto risalto alla notizia che la compagnia aerea Air France ha azzerato nel suo bilancio il valore delle azioni di Alitalia, società di cui attualmente è proprietaria per il 25 per cento. La notizia è contenuta nell’ultima relazione trimestrale del gruppo franco-olandese Air France-KLM, che è stata consultata dall’agenzia di stampa Radiocor.
La decisione di annullare il valore in bilancio delle azioni di Alitalia è stata presa «tenuto conto delle incertezze che pesano sulla situazione», scrive il Sole 24 Ore. La notizia è arrivata mentre già da alcuni giorni si parla molto, sui giornali italiani e francesi, della possibilità che Air France non partecipi all’aumento di capitale, una decisione che avrebbe pesanti conseguenze di immagine per la società e che metterebbe in difficoltà tutto il piano di rilancio economico (Air France è la principale azionista).
Nell’aumento di capitale deciso l’11 ottobre, Air France dovrebbe partecipare con 75 milioni di euro. Ma in cambio ha chiesto diverse garanzie: vorrebbe avere un ruolo maggiore sia nella rinegoziazione del debito di Alitalia che nelle decisioni concrete della società, dato che Air France ha progetti strategici per la compagnia italiana molto diversi da quelli degli altri azionisti. Come scrive oggi il Sole 24 Ore, «apparentemente nessuna delle condizioni poste da Air France-Klm per aderire all’aumento di capitale è al momento rispettata». Le parti interessate hanno tempo fino al 14 novembre per sottoscrivere l’aumento e alcuni, tra cui le banche Unicredit e Intesa San Paolo, hanno già versato le proprie quote.
Il quotidiano finanziario francese La Tribune ha scritto il 30 ottobre che, secondo “fonti concordanti”, la possibilità che Air France partecipi sono “quasi nulle”. Ma ha anche scritto che la vicenda assomiglia a una “partita a poker” e che non sono esclusi colpi di scena dell’ultimo momento. Air France potrebbe annunciare una partecipazione parziale all’aumento e le mosse di questi giorni potrebbero avere un valore dimostrativo. Se invece deciderà di non partecipare, la sua partecipazione in Alitalia verrebbe “diluita” fino al 10 per cento circa, ma la compagnia italiana, scrive La Tribune, rischierebbe di trovarsi di nuovo in difficoltà finanziarie nell’arco di qualche mese.
Come si è arrivati all’aumento di capitale
Pochi giorni fa, Alitalia sembrava di nuovo sul punto di fallire. I fornitori del carburante dissero che il 12 ottobre avrebbero sospeso le forniture, se non si fosse trovato il modo di saldare i grandi debiti precedenti della compagnia: a quel punto, ad Alitalia non sarebbero rimaste molte altre possibilità rispetto al proverbiale “portare i libri in tribunale”, cioè chiedere a un giudice di dichiarare il fallimento.
Ma l’11 ottobre il consiglio di amministrazione di Alitalia ha votato all’unanimità un aumento di capitale che avrebbe permesso alla compagnia aerea di sopravvivere e di portare nelle casse un totale di 500 milioni di euro. La situazione di crisi è stata sbloccata in primo luogo dalla decisione di Poste Italiane di intervenire, entrando nel capitale della società con 75 milioni di euro. L’intervento è stato molto criticato: non è del tutto chiaro che cosa possa servire una compagnia aerea a un’azienda che si occupa di servizio postale – anche se l’amministratore delegato delle Poste Massimo Sarmi si dice convinto da giorni dell’esistenza di “sinergie” – e, in secondo luogo, molti tra cui il presidente di Confindustria hanno parlato senza mezze misure di “intervento della mano pubblica in una società privata”, perché Poste è al 100 per cento di proprietà del ministero dell’Economia.
Nel 2008 Alitalia si trovava in una situazione simile a quella attuale. All’epoca Air France si offrì di acquistarla (insieme ai debiti che la appesantivano) per circa un miliardo e mezzo di euro. Il governo Berlusconi fece fallire la trattativa e organizzò una cordata di imprenditori per acquistare Alitalia e preservarne “l’italianità” con il gruppo dei cosiddetti “capitani coraggiosi”. L’operazione, a detta di quasi tutti i commentatori, si è rivelata un disastro: non solo la CAI (il nome ufficiale della cordata che comprendeva quasi tutti gli attuali azionisti) acquistò Alitalia per 700 milioni di euro in meno rispetto all’offerta fatta da Air France – KLM, ma acquistò soltanto la parte “sana” della compagnia. Debiti e personale in più furono trasferiti in una cosiddetta “bad company” che rimase a carico dello Stato e che fino ad ora è costata alla collettività circa 5 miliardi di euro.
Foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images