L’arrivo dei marziani
Fu 75 anni fa, lo raccontò alla radio Orson Welles nella "Guerra dei mondi" (ma per quanto si dica non ci cascarono in tanti)
Alle otto di sera del 30 ottobre 1938, gli americani sintonizzati sulla radio CBS sentirono la voce di un annunciatore leggere queste parole: «Sappiamo che nei primi anni del XX secolo questo mondo era osservato da molto vicino da intelligenze più grandi di quella dell’uomo, anche se mortali come la sua». Fu l’inizio di uno dei programmi radio più famosi della storia: la Guerra dei mondi di Orson Welles.
Il programma, diretto e narrato in buona parte da Welles, che all’epoca aveva 23 anni e doveva ancora girare il suo primo film, era ispirato al romanzo “La guerra dei mondi” di H.G Wells ed era una finta cronaca giornalistica in diretta di un’invasione aliena degli Stati Uniti. Welles all’epoca collaborava con il radio giornale della CBS, ne imitò lo stile e poté anche contare su molti dei rumoristi e degli altri tecnici che lavoravano al programma di notizie. Il racconto che ne uscì fu particolarmente realistico. Durò un’ora, senza interruzioni pubblicitarie.
Fu uno dei più famosi della storia della radio. Fu riproposto decine di volte, studiato dagli accademici e gli furono dedicati persino monumenti. Fu un programma così realistico e di successo che alcuni americani credettero che fosse davvero in corso un’invasione aliena, ma le storie sul panico di massa, studiate e approfondite negli ultimi anni, si stanno rivelando più che altro una leggenda.
La guerra dei mondi
Il programma cominciò alle otto di sera con una voce narrante che spiegava le intenzioni dei marziani: per anni avevano osservato la Terra ed avevano preparato un attacco per impossessarsi del pianeta. La storia dell’invasione cominciava dopo l’introduzione. Come se fosse in corso la normale programmazione della giornata, un annunciatore lesse le previsioni del meteo per poi lasciare spazio a un programma di musica. Dopo alcuni minuti, un’edizione straordinaria del giornale interruppe la trasmissione per annunciare alcune misteriose esplosioni su Marte.
Durante il notiziario Orson Welles intervenne per la prima volta, interpretando un astronomo dell’università di Princeton che negava la possibilità che ci fosse vita su Marte. Poco dopo, il giornale cominciò a comunicare le notizie che arrivavano da Grover’s Mill, una cittadina del New Jersey, dove sembrava essere atterrato un misterioso meteorite cilindrico. Un inviato sul posto, interpretato da uno degli attori di Welles, raccontò in diretta le reazioni della folla che si era radunata intorno al cratere.
Quando il fumo si diradò, l’inviato raccontò di aver colto dei movimenti all’interno del cratere e di aver intravisto qualcosa di simile a un tentacolo. Il racconto si fece ancora più concitato mentre l’inviato descriveva un raggio di calore uscire dal cratere e incenerire la folla. La frase successiva del giornalista sul posto fu troncata a metà facendo capire che era stato colpito dal raggio. Il racconto proseguiva con la descrizione dell’intervento sul posto della guardia nazionale. Cominciò una battaglia durante la quale i marziani uscirono dal loro cilindro a bordo di veicoli a tre gambe.
Un gas nero e velenoso cominciò a diffondersi dai cilindri alieni, mentre altri meteoriti venivano segnalati in tutti gli Stati Uniti. I vari inviati che prendevano la parola descrivevano il panico crescere tra la popolazione mano a mano che i marziani avanzavano. Ma dopo poco ognuno di loro perdeva il collegamento non appena veniva raggiunto dal misterioso gas nero. Alla fine, un ultimo giornalista sul tetto del palazzo della CBS descriveva l’invasione di New York, attaccata da alcuni veicoli marziani attraverso il fiume Hudson. Dopo poco anche l’ultimo giornalista smise di parlare, lasciando capire agli spettatori che New York era oramai caduta. La prima parte dello show finiva con la voce solitaria di un radio amatore che invocava disperato: «2X2L chiama CQ. C’è qualcuno in linea? C’è qualcuno in linea? C’è… qualcuno?».
Quando la trasmissione riprese (dopo una breve interruzione per trasmettere un annunciatore che ricordava il nome e l’identificativo della radio) veniva fatto capire che in realtà il programma era ambientato nel 1939, un anno dopo l’invasione. L’astronomo interpretato da Welles riprendeva la parola per spiegare che poco dopo la caduta di New York i marziani erano stati sconfitti dai germi terresti, contro i quali non avevano alcuna immunità. Dopo questa conclusione Welles uscì dal personaggio ed annunciò che la trasmissione non era altro che uno scherzo di Halloween e che era stato un po’ «come mettersi un lenzuolo bianco, saltare fuori da un cespuglio e gridare: buh!».
La leggenda del panico
Negli anni successivi lo show ebbe così tanto successo che andò diffondendosi una specie di leggenda sull’effetto che aveva avuto sugli americani che lo ascoltarono. Certamente alcuni ascoltatori preoccupati quella notte telefonarono alla radio, o ai loro vicini di casa, per sapere cosa stesse succedendo. Ma quanto furono estesi questi fenomeni non è chiaro. Secondo la leggenda, invece, milioni di americani furono presi dal panico. Ci furono decine di suicidi e di attacchi di cuore, mentre migliaia di persone in preda al panico scesero per le strade.
In realtà le cose andarono piuttosto diversamente, come hanno raccontato su Slate. In primo luogo la trasmissione di Welles non ebbe così tanti ascoltatori: andò in onda contro uno dei programmi più di successo dell’epoca – lo show comico di un ventriloquo. Quella stessa sera la CBS fece una delle sue solite rilevazioni di pubblico e chiamò al telefono 5mila persone per sapere cosa stessero ascoltando. Solo il 2 per cento rispose “lo sceneggiato di Orson Welles” (segno che avevano capito che si trattava di uno sceneggiato) mentre quasi nessuno disse “il radio giornale della CBS”. Il restante 98 per cento degli intervistati stava ascoltando altri canali o non stava ascoltando la radio.
Inoltre, per chiunque avesse ascoltato il programma, era evidente che doveva trattarsi di uno sceneggiato. Gli eventi erano raccontati in maniera molto rapida e con alcuni evidenti salti temporali – come ad esempio il fatto che la prima battaglia tra la guardia nazionale e i marziani comincia e finisce nel giro di pochi minuti. Per poter raccontare tutta la storia della Guerra dei mondi, Welles fu costretto a comprimere in poco tempo una storia che nel libro dura giorni interi. Nello show CBS, invece, in circa 45 minuti i marziani atterrano in New Jersey, sconfiggono l’esercito, raggiungono New York e distruggono la città.
Ma allora come nacque la leggenda? Già il giorno dopo la sua messa in onda, la trasmissione aveva ottenuto le prime pagine di moltissimi giornali americani. Il New York Times, ad esempio, titolava in prima pagina “Ascoltatori nel panico mentre scambiano un dramma di guerra per vero”. Dello show si continuò a parlare per qualche giorno prima che l’interesse scemasse, ma in quei giorni e poi nei mesi ed anni successivi aumentarono le persone che dichiararono di avere ascoltato Welles quella sera. Al punto che nelle rilevazioni fatte a qualche anno di distanza dalla messa in onda sembrò che quasi tutto il pubblico americano quella sera fosse sintonizzato sulla CBS.
Secondo Slate ci fu un motivo specifico per cui i giornali si accanirono su Welles e il suo programma: durante gli anni della Grande Depressione i giornali cartacei avevano perso molta pubblicità a favore della radio. Diversi editori e direttori di giornali non vedevano l’ora di poter attaccare le emittenti radiofoniche, sostenendo magari che erano pericolose e diffondevano il panico, e colsero il programma di Welles come un’ottima opportunità per attaccare i loro concorrenti.
Ma il mito non avrebbe potuto sopravvivere tutti questi anni se Orson Welles e la CBS non avessero contribuito a mantenerlo in vita. Welles, che all’epoca era solo un giovane attore e autore radiofonico, sfruttò la notorietà che gli era venuta dalla trasmissione. Fu grazie a quel programma che Welles ricevette le prime offerte di lavoro ad Hollywood – offerte che all’inizio rifiutò. Anche la CBS continuò a lungo a sfruttare il programma, a volte piegando un po’ la realtà dei fatti di quella notte. Negli anni successivi la rete celebrò spesso quell’evento con racconti e documentari che ingigantirono il panico di quella notte. Ad esempio, nel 1957, il programma di antologia con cui venne ricordato lo show si intitolava “La notte in cui l’America tremò”.
Dopo “La guerra dei mondi”
Due anni dopo la trasmissione uno studioso dell’università di Priceton, Hadley Cantril, pubblicò uno studio accademico intitolato “L’invasione da Marte: uno studio sulla psicologia del panico”, una ricerca in cui raccontò gli effetti che ebbe il programma sul pubblico americano. Come racconta Slate, la maggior parte delle conclusioni di Cantril sono state smentite da analisi seguenti.
Negli anni successivi decine di radio in varie parti del mondo hanno ripreso il racconto di Welles (all’inizio del settembre 2013 anche una radio malese ha trasmesso un adattamento dello show). La performance di Welles compare anche in moltissimi film, libri e serie televisive. La celebrazione più strana, però, è probabilmente quella che si è tenuta il 50esimo anniversario della trasmissione a Grover’s Mill, il piccolo paese del New Jersey dove nel racconto avviene il primo atterraggio dei marziani. Ci furono quattro giorni di festeggiamenti, incontri e conferenze e partecipò anche uno degli autori del programma, Howard Koch. Alla fine, nel parco al centro della città, fu inaugurato un monumento di bronzo per celebrare l’atterraggio degli alieni raccontato da Orson Welles.