Cosa si è deciso sulla decadenza di Berlusconi
La riunione della giunta che deve decidere per il voto palese o segreto in Senato è stata riaggiornata a domani, per un'obiezione (non accolta) del PdL
Martedì 29 ottobre la giunta per il regolamento del Senato si è riunita per discutere se il voto del Senato sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi in base alla legge Severino dovrà essere segreto o palese. Il voto dell’aula, ultimo passaggio dell’iter di decadenza, non è stato ancora messo in calendario, e i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente. Martedì i lavori della giunta sono stati sospesi su richiesta del Popolo della Libertà, che ha parlato di rivedere daccapo l’intera questione della decadenza: secondo il PdL, infatti, sarebbero emerse delle importanti novità dalle motivazioni della sentenza di condanna a Berlusconi a due anni di interdizione dai pubblici uffici – e relativa al processo Mediaset – diffuse oggi dalla Corte d’appello di Milano.
Il senatore del PdL Francesco Nitto Palma ha detto: «la sentenza di Milano si allinea con alcune doglianze avanzate dal PdL e che sono state del tutto disattese», e ha aggiunto che la Corte d’Appello «definisce l’incandidabilità una sanzione amministrativa» e pertanto non è retroattiva. In pratica, Nitto Palma sostiene che la Corte abbia di fatto dato ragione ai senatori del PdL che avevano sostenuto la non-decadenza di Berlusconi nella giunta per le elezioni del Senato, proprio per la mancanza del principio di retroattività.
Quindi, ha detto Nitto Palma, ora non c’è più urgenza di stabilire in che modo votare la decadenza di Berlusconi – con voto palese come vorrebbero il M5S e il PD, o segreto, come invece è prassi – perché il Senato sarebbe costretto a rimandare di nuovo indietro la questione alla stessa giunta per le elezioni, che dovrebbe riesaminarla daccapo.
Danilo Leva, responsabile Giustizia del PD, ha risposto a Nitto Palma, dicendo che la sentenza della Corte d’Appello in realtà non ha inserito la sanzione di incandidabilità nel rango delle sanzioni amministrative, come sostenuto dal senatore del PdL, ma ha parlato semplicemente della procedura di incandidabilità, che segue un percorso autonomo rispetto alle sanzioni penali vere e proprie. Secondo Leva, quindi, non ci sarebbe nulla di nuovo sulla possibilità di applicare la legge Severino al caso di Berlusconi.
L’obiezione del PdL comunque non è stata accolta dalla Giunta per il regolamento del Senato, anche se i lavori sono stati sospesi. Dopo un’accesa discussione la giunta ha deciso di rinviare la decisione sulle modalità di voto a domattina, a partire dalle 9.