Le elezioni in Repubblica Ceca
Che prova a uscire da mesi di crisi politica: i socialdemocratici sono in testa, ma fare una coalizione di governo stabile sarà difficile
Aggiornamento, 18.30 – Quando quasi tutti i voti sono stati conteggiati, scrive BBC, i socialdemocratici sono in testa con il 21 per cento dei voti, meno del previsto. Formare una stabile coalizione di governo si preannuncia difficile: ANO, il nuovo partito dell’imprenditore Andrej Babiš, è per ora secondo con il 19 per cento circa, seguito dai comunisti poco sopra il 15 per cento.
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Venerdì 25 e sabato 26 ottobre si vota in Repubblica Ceca per l’elezione di un nuovo parlamento. Il paese è da alcuni mesi senza un governo: a giugno scorso quello di centrodestra guidato da Petr Nečas del partito ODS si è dimesso dopo che il suo capo di gabinetto è rimasto coinvolto in un’inchiesta per corruzione e abuso di potere. Nelle settimane successive il presidente della Repubblica Milos Zeman ha provato a formare un governo tecnico guidato dall’economista Jiří Rusnok, ma senza successo.
La Camera dei deputati della Repubblica Ceca ha 200 seggi. Gli aventi diritto al voto sono 8,4 milioni di persone e i seggi sono rimasti aperti ieri pomeriggio, ieri sera e oggi dalle 8 alle 14. Secondo i sondaggi, il partito in testa è il ČSSD, i socialdemocratici che erano all’opposizione durante i tre anni del governo Nečas: ma dovrebbero ottenere intorno al 25 per cento dei voti, il che renderà difficile formare una stabile coalizione di governo.
Una possibilità di cui si è parlato molto nei giorni scorsi è l’alleanza con i comunisti, che sono dati intorno al 18 per cento. Resta però una grande resistenza nell’opinione pubblica – e tra gli stessi socialdemocratici – verso un loro ritorno al governo, vista la memoria ancora viva del regime caduto nel 1989. Negli ultimi mesi, comunque, i comunisti – quello ceco è l’unico partito post-sovietico che ha tenuto la parola “comunista” nel suo nome – si sono avvicinati molto al ČSSD e governano in coalizione con loro in alcune regioni.
A queste elezioni si presenta anche un partito nuovo, l’Azione dei Cittadini Insoddisfatti (ANO 2011; “ano” significa “sì” in ceco) fondato nel 2011 dal secondo uomo più ricco del paese, il miliardario del settore agroalimentare Andrej Babiš. Pochi mesi fa ha comprato il gruppo media proprietario di due dei maggiori quotidiani del paese e a molti sono venute in mente analogie con Silvio Berlusconi (un tabloid ceco lo ha già soprannominato “Babisconi”, e lui ha risposto con una battuta: “non ho alcun interesse nelle minorenni”). Il suo partito è di orientamento vagamente liberale – anche se ha fatto campagna elettorale soprattutto contro la corruzione della classe politica – ma non ha escluso nessuna alleanza, a parte quella con i comunisti. Nei sondaggi è dato sopra il 14 per cento.
La coalizione uscente di centrodestra, che aveva vinto le elezioni del 2010, è in grave difficoltà e sconta gli scandali che hanno portato alla caduta del governo. Durante il governo Nečas sono state inoltre varate diverse misure di austerità e l’economia ha sofferto per circa un anno e mezzo a causa della recessione, che si è conclusa solo nei primi mesi del 2013. Per cercare di limitare i danni l’ODS ha scelto diversi mesi fa un importante membro del partito rimasta estranea agli scandali e dall’ottima reputazione, Miroslava Nemcova, presidente uscente della Camera dei deputati. I sondaggi, comunque, danno l’ODS poco sopra uno sconfortante 6 per cento e va poco meglio al Top09, l’altro partito di centrodestra che faceva parte della coalizione e che oggi è dato intorno al 9 per cento.
Un altro elemento da tenere presente è il ruolo del presidente Milos Zeman, un ex socialdemocratico che ha successivamente rotto con il partito. Molti lo accusano di voler aumentare il ruolo e i poteri del presidente della Repubblica nella politica del paese, a discapito del parlamento.
Foto: il presidente ceco Milos Zeman vota a Praga, 25 ottobre 2013.
(AP Photo,CTK/Michal Kamaryt)