La protesta dei clown in Messico
Fotografie dal "congresso" di Città del Messico: non solo una festa ma anche una manifestazione contro i narcos che ammazzano travestiti da clown
Tra lunedì 21 e giovedì 24 ottobre diverse centinaia di clown si sono radunati a Città del Messico per il diciassettesimo Congresso Internazionale dei Clown, con partecipanti da diversi paesi dell’America latina. L’obiettivo principale dell’iniziativa era la professionalizzazione della figura del clown – con corsi di formazione e diverse competizioni, tra cui miglior trucco, giocoleria e improvvisazione – e l’istituzione di una scuola per clown in Messico.
Alcune iniziative – come una “risata di gruppo” organizzata con il tentativo di battere un record del mondo – erano dirette contro la violenza causata dai narcotrafficanti, che negli ultimi anni è il principale tema sociale e politico della discussione pubblica in Messico. Gli organizzatori della manifestazione hanno anche negato che veri colleghi siano coinvolti in un recente caso di cronaca: un uomo di 63 anni è stato ucciso a Cabo San Lucas, una località turistica della Baja California, nel nord-ovest del paese, da uomini armati travestiti da clown. L’uomo, Francisco Rafael Arellano Felix, era stato uno dei membri più importanti del cartello di Tijuana, che secondo le forze di sicurezza è ora guidato dalla sorella Enedina e dal figlio Fernando.
Il numero di morti legati alla guerra dei narcos è stimato in oltre 60 mila tra il 2006 e oggi. Pochi giorni fa l’Economist è tornato a mettere in discussione l’operato dell’attuale presidente Enrique Peña Nieto: l’abbandono di una strategia di contrapposizione frontale e di repressione principalmente militare del suo predecessore Felipe Calderón non sembra ancora sostituita, scrive il settimanale britannico, da un piano complessivo e credibile per combattere i cartelli della droga.