Le elezioni in Trentino-Alto Adige
Domenica si vota per rinnovare i consigli provinciali: due storici leader locali, Durnwalder e Dellai, sono arrivati alla fine del loro ciclo
Domenica 27 ottobre si voterà per rinnovare i consigli provinciali del Trentino e della provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige. Il Trentino-Alto Adige, infatti, è un caso unico tra le regioni italiane: dal 1998 non si tengono più le elezioni del consiglio regionale, che è formato dai membri dei due consigli provinciali di Trento e di Bolzano. Fin dagli anni Settanta, con l’approvazione del cosiddetto Secondo statuto (novembre 1971), la regione – una delle cinque regioni italiane a statuto speciale – ha comunque pochissime competenze, che sono demandate alle due province autonome.
In Alto Adige
Il Landeshauptmann (presidente) del consiglio provinciale altoatesino è dal 1989 Luis Durnwalder, che sta terminando il quarto mandato consecutivo. Appartiene alla Südtiroler Volskpartei (SVP), il partito principale dell’Alto Adige: si definisce ispirato a “una concezione del mondo umanistica cristiana” e ha per simbolo una stella alpina. Fondata nel 1945 da un commerciante di Bolzano, la SVP è sempre stata il partito unito intorno alla causa autonomista, e non evita di chiamare ancora oggi “ingiustizia” l’annessione del Sudtirolo all’Italia nel 1919, al termine della Prima guerra mondiale.
Per oltre vent’anni, Durnwalder è stato di fatto il padrone della politica altoatesina, guadagnandosi soprannomi eloquenti come Kaiser e “principe-vescovo”. L’Alto Adige è affezionato ai leader durevoli: lo storico leader del movimento Silvius Magnago fu presidente della provincia dal 1960 al 1989. I suoi critici lo hanno accusato di essere decisionista e accentratore e lui stesso riconosce che “forse non mi daranno il Nobel per la democrazia”, mentre recentemente ha detto che il suo ricordo più bello è “certo il giorno in cui tolsero la sbarra al confine con l’Austria.”
Durante i suoi anni al potere l’apparato provinciale è cresciuto fino a comprendere 46 mila dipendenti, un occupato nella provincia su cinque. Ha annunciato da tempo che non si sarebbe ricandidato – anche perché, caso raro per la politica locale, una questione di eccessive spese di rappresentanza denunciate dalla Corte dei Conti è finita sui giornali nazionali pochi mesi fa. Il suo successore, e quasi certamente il prossimo Landeshauptmann, è stato scelto con le primarie. Si chiama Arno Kompatscher, ha 42 anni, è stato sindaco di Fiè allo Scilar e dal 2011 è presidente del consorzio dei comuni della provincia di Bolzano.
Gli obbiettivi politici della SVP per il prossimo futuro sono stati riassunti pochi giorni fa da Marika D’Ambrosio su iMille:
Attualmente la SVP siede in Consiglio occupando 18 seggi e puntando, programma partitico alla mano, all’esigenza di più “Autonomia per l’Alto Adige”, ovvero alla piena autonomia in materia economico-finanziaria e contestualmente cultural-sociale. La “mano invisibile” dello Stato (nazionale) sarebbe agli occhi della Stella alpina ancora eccessivamente “visibile” e pressante, oltre che di grosso impedimento ad un rilancio a livello europeo del territorio. Pertanto essa si farebbe forte «per un’Europa Unita delle Regioni» aspirando «ad un riconoscimento internazionale dei diritti delle minorità nell’ambito dei diritti umani e all’ancoraggio di tali diritti nell’UE e in altre organizzazioni internazionali».
La questione della popolazione di lingua tedesca, insomma, continua a essere fondamentale nell’identità sudtirolese. Anche se a Bolzano circa tre quarti degli abitanti parlano italiano, le percentuali sono più o meno rovesciate se si considera tutta la provincia autonoma, dove vivono circa 500mila persone: di queste, secondo i dati del censimento del 2011, il 69 per cento parla tedesco come prima lingua, il 26 per cento parla italiano e poco meno del 5 per cento ladino. Ci sono stati attriti con le autorità italiane anche recenti: ci fu una polemica a febbraio 2011, quando Durnwalder dichiarò che non avrebbe partecipato alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia perché «il gruppo linguistico tedesco non ha nulla da festeggiare» e «nel 1861 l’Alto Adige non faceva parte dell’Italia e nel 1919 non è stato chiesto alla popolazione se voleva passare dall’Austria all’Italia».
Il secondo partito dell’Alto Adige è ancora più chiaro nelle sue rivendicazioni. Si chiama Die Freiheitlichen (“i liberali”) e, mentre la SVP è un partito più o meno di centrosinistra, ha posizioni di destra e nazionaliste. La sua rivendicazione centrale è la creazione di uno Stato indipendente di lingua tedesca. Attualmente ha 5 seggi su 35 e nei sondaggi è dato intorno al 14 per cento. Oltre alla SVP e a Freiheitlichen partecipano alle elezioni di domenica altre 12 liste, tra cui il PD e un’alleanza SEL-Verdi, mentre i partiti del centrodestra nazionale hanno molto poco rilievo. Questo è il sito ufficiale delle elezioni nella provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige. La legge elettorale non prevede l’elezione diretta del presidente, che è eletto con un voto del consiglio provinciale.
In Trentino
Se in Alto Adige sta finendo l’epoca di Durnwalder, a Trento si è conclusa da poco quella di Lorenzo Dellai, presidente della provincia per 13 anni e prima ancora sindaco del capoluogo per altri otto. Dellai, 53 anni, condivide con Durnwalder i soprannomi principeschi datigli dai critici (tra cui “Lorenzo il Magnifico”) e alle elezioni italiane del 2013 è stato eletto alla Camera nelle liste di Scelta Civica di cui è attualmente capogruppo alla Camera. In Trentino, Dellai – di formazione politica democristiana – ha scelto di non far confluire il suo partito nel Partito Democratico: nella primavera del 2008 ha fondato il partito Unione per il Trentino (UpT).
Quelle di quest’anno sono elezioni piuttosto affollate (ci sono ben 23 liste ammesse). Il candidato della coalizione di centrosinistra – di cui fanno parte il PD locale, l’UpT e diversi altri partiti minori – e il favorito secondo i sondaggi è Ugo Rossi. Rossi è arrivato alla candidatura con un percorso che testimonia delle divisioni nel centrosinistra trentino: alle primarie il candidato del PD, il primo partito della provincia alle ultime politiche nazionali, è stato sconfitto e ha vinto Rossi, 50 anni e leader del PATT (Partito Autonomista Trentino-Tirolese), un partito autonomista, di ispirazione cristiano-democratica, che ha un simbolo praticamente identico a quello del SVP e che in passato è stato anche alleato del centrodestra a livello locale.
Il centrodestra arriva alle elezioni in grande confusione, con il PdL locale commissariato (il commissario è Michaela Biancofiore). Il Movimento 5 Stelle è poco radicato nella regione ed è dato intorno al 10 per cento, una ulteriore dimostrazione del fatto che le dinamiche della politica trentina rimangono molto distanti da quella nazionale. Questo è il sito ufficiale delle elezioni nella provincia autonoma di Trento, la cui legge elettorale, a differenza di quella dell’Alto Adige, prevede l’elezione diretta del presidente.
Foto dalla pagina Facebook “Visit Trentino”