Il culto della personalità di al-Sisi
È l'uomo più potente dell'Egitto e potrebbe diventare il nuovo presidente: controlla i media, appare sulle magliette ed è sempre più popolare
di Elena Zacchetti – @elenazacchetti
Nei giorni della festa islamica dell’Eid al-Adha, celebrata dai musulmani di tutto il mondo, è consuetudine per molti egiziani andare a passare qualche giorno sulle spiagge del Mar Rosso. Quest’anno qualcuno ha avuto l’idea di mettere nei pressi del casello di uscita dell’autostrada proveniente dal Cairo due poster giganti del generale Abdel Fattah al-Sisi, vice-primo ministro e ministro della Difesa egiziano, in uniforme militare (qui una foto dei due poster). I poster sono stati rimossi poco dopo, nello stesso modo misterioso con cui erano comparsi. L’ordine per rimuoverli, dice l’Economist, è arrivato probabilmente dall’alto, dopo che su Facebook alcuni egiziani avevano criticato l’iniziativa.
La figura del generale al-Sisi è diventata sempre più popolare dal giorno del colpo di stato contro il deposto presidente Mohamed Morsi, il 3 luglio scorso. Al-Sisi ha guidato l’esercito contro i sostenitori dei Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso a cui fa riferimento Morsi, e da allora è diventato di fatto l’uomo più potente del paese. Negli ultimi mesi le manifestazioni organizzate dagli oppositori dei Fratelli Musulmani sono state ricche di poster, immagini, maschere, portachiavi e souvenir di vario tipo raffiguranti il generale al-Sisi. La loro frequenza non è diminuita nemmeno dopo la nomina del nuovo presidente, Adli Mansur, e il giuramento del governo ad interim, guidato dal primo ministro Hazem el-Beblawi, che almeno in teoria avrebbero potuto mettere al-Sisi in secondo piano. Invece il generale è rimasto una figura centrale nella politica nazionale e, sembra, sempre più popolare tra gli egiziani.
Diversa stampa internazionale e diversi blogger egiziani hanno notato come negli ultimi mesi in Egitto si sia sviluppato un vero e proprio culto della personalità verso il generale al-Sisi, alimentato dalla propaganda di stato che si è estesa progressivamente dopo la presa del potere da parte dei militari e l’esclusione dei Fratelli Musulmani da qualsiasi incarico pubblico. In queste ultime settimane si parla molto di al-Sisi anche per un’altra ragione: dopo avere negato di volersi candidare alle prossime elezioni presidenziali egiziane, previste per la primavera 2014, al-Sisi sembra avere cambiato idea. In un’intervista pubblicata lo scorso 9 ottobre sul giornale locale egiziano al-Masry al-Youm, al-Sisi ha detto che non è ancora «il momento giusto per rispondere» su una sua candidatura, e ha citato in maniera piuttosto criptica un verso del Corano, il cui significato generale è “la volontà di dio prevarrà”.
Il culto della personalità per il generale al-Sisi
La propaganda governativa ha cercato di creare un vero e proprio culto della personalità sul generale al-Sisi, in modi non sempre tradizionali, per così dire. Il 18 agosto scorso il quotidiano del Cairo Sout AlOmma uscì con una prima pagina particolare, riprodotta sotto nell’immagine a sinistra. A destra c’è la locandina promozionale della serie tv statunitense Curb Your Enthusiasm (prodotta nel 2000), scritta e interpretata dal celebre attore comico e sceneggiatore Larry David. Il giornale Sout AlOmma ha utilizzato lo stesso template, mettendo al posto di Larry David il generale al-Sisi e suscitando parecchia inquietudine, ma anche molta ilarità, in rete e soprattutto su Twitter (se ci si fa caso, poi, si nota che nessuno degli al-Sisi dell’immagine è vestito con abiti islamici).
Egyptian newspaper uses template of a Larry David add to promote General Sisi pic.twitter.com/VMAqyUCOBZ not a joke
— David D. Kirkpatrick (@ddknyt) August 18, 2013
In alcune circostanze il culto della personalità si è sviluppato in maniera spontanea, non indotto direttamente dalla propaganda governativa. L’11 ottobre l’inviata al Cairo del Financial Times ha raccontato la storia del Kakao Lounge, un bar della capitale che ha trovato un modo per fare più soldi: vendere ritratti del generale al-Sisi fatti interamente di cioccolato. La proprietaria del locale, Bahira Galal, ha detto: «È stata una mia idea usare la sua immagine per mostrare il mio appoggio. Voglio che si candidi a presidente, perché non c’è nessun altro nella politica egiziana che può farlo. Abbiamo già visto cosa è in grado di fare. Ha rimosso i Fratelli Musulmani dal governo, e non è stata una cosa da poco».
Tra gli strumenti della propaganda governativa, nelle ultime settimane sono stati usati anche i disegni di un vignettista piuttosto conosciuto in Egitto, Mustafa Hussein. Il 10 ottobre il giornale Al Akhbar ha pubblicato una vignetta in cui si vede il generale al-Sisi che vola vestito da Superman mentre tiene in braccio una donna che ha appena salvato: la donna rappresenta l’Egitto e la didascalia sotto dice: “Sisiman salva l’Egitto prima che cada”.
Nei giorni successivi il blog Egyptian Chronicles ha pubblicato diverse vignette di Hussein, finite su altri giornali egiziani, tra cui una che mostra il generale portato a forza da due uomini verso il trono presidenziale, come per dire: lui non vorrebbe candidarsi ma la popolazione vuole che diventi presidente. Questo e altro materiale che gira online si può trovare in un simpatico Tumblr, che si chiama: “Where else have you seen Sisi today?” (“Dove altro avete visto Sisi oggi?”), in cui Sisi viene accostato alla figura di un leone, dà il nome a un tipo di sandwich, ed è raffigurato nelle piramidi di Giza insieme a Anwar Sadat e Gamal Abdel Nasser, due ex presidenti dell’Egitto molto popolari. E per chi prende in giro al-Sisi, o lo offende, sono previste pene severe, come è successo a un contadino 31enne del governatorato di Qena (a sud del Cairo, lungo il Nilo), che è stato arrestato dopo avere messo addosso al suo asino una specie di uniforme militare, con il nome di al-Sisi scritto sopra: himar, asino, è considerato un insulto in Egitto.
Come ha fatto l’esercito a controllare i media nazionali
Tutto questo è stato reso possibile anche grazie al controllo che i militari esercitano sulle televisioni e sui giornali egiziani. Dal 3 luglio scorso, giorno del colpo di stato, i militari egiziani hanno iniziato a fare pressione sui media nazionali e internazionali, usando spesso le maniere forti: il 3 luglio l’esercito è entrato nell’edificio della televisione di stato, comunemente noto come Maspero, prendendone il controllo. Nel corso dei mesi successivi diversi giornalisti di testate straniere sono stati fermati, interrogati e qualcuno arrestato per avere incitato alla violenza. Tra le emittenti più colpite c’è stata al Jazeera, accusata dai militari di sostenere i Fratelli Musulmani: il 3 settembre un tribunale egiziano ha ordinato l’interruzione delle trasmissioni di al Jazeera, insieme a quelle di altri tre canali conosciuti per avere coperto con continuità le proteste degli islamisti. Attualmente in Egitto ci sono una decina di giornalisti detenuti senza essere stati sottoposti a processo.
L’1 ottobre è stato diffuso da alcuni attivisti anti-governativi un video girato a giugno 2013, un mese prima del colpo di stato contro Morsi, che è stato oggetto di grandi discussioni in Egitto: i sostenitori di al-Sisi ne hanno messo in dubbio la veridicità, dicendo che si tratta di un falso prodotto per screditare il generale, mentre i sostenitori dei Fratelli Musulmani lo hanno usato per sostenere l’ipotesi che il colpo di stato contro Morsi fosse stato pianificato già prima delle grandi manifestazioni di piazza del 30 giugno e dei giorni successivi. Le immagini del video sembrano mostrare un incontro tra il generale al-Sisi e alcuni funzionari di alto livello dell’esercito egiziano che parlano di mettere pressioni sui media egiziani. All’inizio del video un ufficiale dice: «Dobbiamo ristabilire una linea rossa per i media. Abbiamo bisogno di un nuovo modo di neutralizzarli, i media in Egitto sono controllati da 20 o 25 persone. Dovremmo avere a che fare con queste persone direttamente, terrorizzarle e convincerle a fare ciò che vogliamo».
Diversi siti riportano dell’esistenza di un altro video, trasmesso dal canale anti-governativo Rassd, che sarebbe però poi stato rimosso da internet. Il video mostrerebbe il generale al-Sisi dire ai giornalisti e agli intellettuali egiziani di lanciare una massiccia campagna tra i media per rendere la sua posizione di ministro della Difesa immune da eventuali persecuzioni da parte della giustizia nazionale. Nelle immagini al-Sisi cercherebbe inoltre garanzie di poter tornare al suo incarico nel governo nel caso in cui non riuscisse a diventare presidente dell’Egitto. La registrazione sarebbe parte di un’intervista data da al-Sisi al giornale egiziano Masry al Youm: l’intervista è stata poi pubblicata ma, sostengono molti, senza le dichiarazioni controverse del generale.
Al-Sisi sarà il nuovo presidente dell’Egitto?
Secondo molti la campagna presidenziale di al-Sisi, non ufficiale chiaramente, è già iniziata. I suoi organizzatori dicono di avere già raccolto oltre 9 milioni di firme per una petizione che chiede che il generale diventi il nuovo presidente dell’Egitto: 9 milioni di persone sono circa il 10 per cento della popolazione, numeri molto gonfiati secondo diversi analisti. L’inviata al Cairo del Washington Post, Abigail Hauslohner, ha scritto che per molti egiziani l’ascesa di un nuovo militare al potere è un’idea confortante, dopo tre anni di instabilità politica generale e due anni di presidenza dei Fratelli Musulmani.
Una vittoria di al-Sisi è vista da molti esperti come la chiusura di un cerchio, che dagli anni Cinquanta ad oggi ha visto l’Egitto governato quasi sempre da militari. L’anno di presidenza di Morsi, democraticamente eletto insieme al parlamento che lo appoggiava, potrebbe essere stato solo una parentesi di un governo civile, in una politica ancora dominata dall’esercito. Molti sostenitori di al-Sisi paragonano il generale a Nasser, considerato un eroe nazionale: Nasser guidò la rivolta contro l’ultimo re di Egitto nel 1952, fece la guerra contro le potenze occidentali e contro Israele, nazionalizzò il canale di Suez e adottò diverse politiche di stampo socialista. Per ora al-Sisi non sembra avere altri competitori per l’elezione a presidente, anche perché, scrive Hauslohner, sarebbe difficile avere una situazione diversa dal momento in cui i suoi critici e oppositori da mesi sono sistematicamente arrestati.