Mivar smetterà di produrre tv
L'ultima fabbrica italiana che costruisce televisori è in perdita dal 2001 ed entro dicembre interromperà l'attività
Mivar, l’azienda italiana di televisori che ha sede a Milano, produrrà i suoi ultimi dispositivi a dicembre, quando è previsto saranno esauriti i componenti per produrli. I circa quaranta dipendenti che assemblavano televisori con materiale importato soprattutto dalla Cina saranno messi quasi tutti in mobilità: in fabbrica rimarranno solo alcuni tecnici (sette o otto persone) che si occuperanno, da dicembre, della manutenzione garantita per i 24 mesi dall’acquisto degli ultimi modelli.
Mivar fu fondata nel 1945 da Carlo Vichi, che ora ha 90 anni: inizialmente si trattava di un semplice laboratorio in via Tommei a Milano che assemblava piccoli apparecchi radio. Negli anni Cinquanta si sviluppò costruendo direttamente i più importanti componenti radio e i primi modelli a modulazione di frequenza (FM). Negli anni Sessanta avviò la produzione di televisioni e divenne un’azienda di successo: nacque uno stabilimento industriale che occupava, tra il 1968 e il 1970, circa 800 persone e produceva quasi un milione di televisori l’anno. Da lì in poi, la storia è raccontata molto chiaramente sul sito della società:
L’inizio degli anni Settanta segnò l’avvio della sistematica eliminazione dei nomi importanti quindi gradualmente della sparizione di quasi tutte le società della componentistica. Cominciarono ad apparire nomi giapponesi con buoni prodotti finiti, ma soprattutto con evoluti componenti che accoppiati alle loro macchine assemblatrici davano vantaggi tali da non lasciare scampo ai nostri costruttori.
Furono infatti i nomi come: SONY – TOSHIBA – SANYO – FUJI – PANASONIC – MITSUBISHI – HITACHI a dare una mazzata agli italiani e agli altri europei. Quasi non bastasse tutto questo ecco i coreani con SAMSUNG – ORION – DAEWOO – GOLD STAR e ultimamente i turchi che stranamente hanno una produzione di T.V. quattro volte quella italiana. Malgrado tutto la MIVAR detiene circa il 34% del mercato italiano e produce circa il 55% dei T.V. prodotti in Italia.
Questo fino al 2003. Giuseppe Viganò, segretario Fim-Cisl ha spiegato che «l’azienda è in perdita dal 2001. Nel 2008 Mivar aveva ancora 500 dipendenti perché Vichi pur di non chiudere ripianava ogni anno le perdite». Carlo Vichi dice di aver speso, dal 2000 a oggi, 100 milioni di euro per tenere aperta l’azienda: «La Mivar sta completando il suo ciclo, ma l’Italia è morta nel 1945. Finita la guerra siamo stati superati da tutti. Dovremmo lavorare come i cinesi, con onestà e intelligenza. Il problema invece è che non sappiamo più lavorare. E i prodotti fatti senza utilizzare tutte le possibilità che la tecnologia offre vengono rifiutati dal mercato». Negli ultimi mesi, l’azienda aveva aperto un piccolo reparto in cui venivano progettati e costruiti tavoli ergonomici, ma non è chiaro se entreranno in produzione.