La palla di Steve Bartman
Dieci anni fa oggi, in pochi secondi si svolse una delle storie più drammatiche e memorabili del baseball americano: e il protagonista ancora non si è ripreso
Dieci anni fa, il 14 ottobre del 2003, Steve Bartman stava assistendo a una partita di baseball fra i Chicago Cubs, la squadra di cui è tifoso, e i Florida Marlins allo stadio Wrigley Field, a Chicago. Era una partita importantissima dei playoff: i Cubs avevano vinto la loro divisione e vincendo sarebbero andati alle finali, le World Series. I Cubs sono famosi per non vincerle da 104 anni (erano 94 allora) e per una nota “maledizione” relativa.
All’ottavo inning (il penultimo tempo di una partita di baseball) i Cubs erano avanti per 3-0 e stavano giocando la metà dell’inning in difesa: una battuta dei Marlins uscì dalla zona valida del campo e si diresse verso la zona dove si trovava Bartman, che si sporse dal suo posto in prima fila per tentare di prendere la palla in gioco. In una partita di baseball, portarsi a casa una palla finita sugli spalti è un trofeo, e ancora di più lo è la palla di una partita così importante. Quindi Bartman e tutti gli spettatori intorno a lui si affollarono per cercare di prendere quella palla, pensandola ormai fuori gioco. Ma una palla in “foul”, fuori dai limiti laterali del campo, è in realtà ancora giocabile dalla difesa: se viene presa al volo da un giocatore avversario, il battitore verrà comunque eliminato. E Moises Alou, un giocatore dei Cubs, accorse nello stesso punto e si lanciò saltando verso la palla oltre la recinzione cercando appunto di prenderla nel suo guantone. Se Alou avesse preso la palla avrebbe eliminato il secondo battitore avversario, e la fine dell’inning (che arriva alla terza eliminazione del battitore) sarebbe stata più vicina.
Così la palla scese – un alto spiovente – Alou saltò, Bartman allungò il braccio e interruppe la traiettoria non riuscendo a però a prenderla: la palla rotolò tra gli spalti e fu raccolta da un altro tifoso, che la mostrò trionfante. Ma intorno, Alou stava agitandosi imprecando, e lo stadio entrò in un lungo momento di costernazione, seguito dai cori dei tifosi dei Cubs che cominciarono a insultare Bartman, il quale fu costretto ad uscire dallo stadio con la scorta. I Marlins fecero ben otto punti in quello stesso inning, rimontarono, e vinsero la partita 8-3. Grazie a quella vittoria quattro giorni dopo iniziarono laa finale delle World Series, contro i New York Yankees, che sconfissero in sei partite.
(Il baseball non è complicato)
I Cubs non sono più arrivati così vicini a vincere il torneo: non giocano una finale dal 1945 e in generale non vincono le World Series dal 1908. La storia di Bartman è diventata una specie di leggenda fra gli appassionati di baseball, e anche qualcosa di più: negli anni è stata citata spesso in serie televisive, cartoni animati e programmi comici, una delle grandi storie “letterarie” del baseball. Due anni fa la rete televisiva ESPN realizzò un documentario di quasi due ore sulla storia intitolato Catching Hell: the Steve Bartman Story.
Il giorno successivo alla partita fra Cubs e Marlins, Bartman si scusò con i tifosi, ma da allora non è mai più stato visto in pubblico né ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale. Secondo il New York Times continua a vivere a Chicago, a lavorare come consulente finanziario in uno studio della città e a tifare per i Cubs. Frank Murtha, un avvocato vicino a Bartman che nel corso degli anni è diventato il suo portavoce, ha spiegato che «non ha intenzione di parlare di persona dell’accaduto. Quando e se deciderà di farlo, avverrà alle sue condizioni». Nel 2003 i Cubs lo contattarono per spiegargli che restava il benvenuto a Wrigley Field, ma Bartman rifiutò di tornare allo stadio. La società non ha intenzione di organizzare alcun evento per celebrare il decimo anniversario della partita.Secondo Murtha negli anni Bartman ha rifiutato importanti offerte economiche per apparire in televisione o rilasciare interviste. Fra i tifosi dei Cubs le opinioni riguardo Bartman sono diverse: nonostante molti lo ricordino con disprezzo, secondo altri fu solamente il capro espiatorio di una partita sfortunata: se anche Bartman fosse rimasto seduto il giocatore da lui ostacolato avrebbe potuto mancare la palla, spiegano, oppure – più semplicemente – l’eliminazione del secondo battitore avversario non sarebbe stata decisiva e i Marlins sarebbero riusciti lo stesso a rimontare il risultato. E molti ricordano che quando una palla arriva tra i tifosi, tutti fanno a gara per prenderla.
La storia di Bartman (e, secondo alcuni, il rancore nei suoi confronti) è stata inoltre sfruttata commercialmente da Grant DePorter, il capo della catena di ristoranti “Harry Caray”. DePorter comprò per circa 114 mila dollari la palla usata in quella partita e la fece esplodere in una cerimonia pubblica, al fine di «chiudere sia la storia della palla che quella di Steve». DePorter fece raccogliere i pezzi della palla, e li fece sciogliere in una particolare salsa per condire gli spaghetti che mise poi in vendita. Secondo quanto detto al New York Times nel 2004, la salsa prodotta con i pezzi della palla fece aumentare le entrare della società di DePorter del 20 per cento. DePorter ha detto al Chicago Tribune che all’epoca si era offerto di dividere parte dei soldi con Bartman, che però rifiutò.