Il referendum sul reddito di cittadinanza in Svizzera
Il comitato promotore ha raccolto le firme, ora il governo deve stabilire una data: si propone di dare 2000 euro al mese a tutti, non solo i disoccupati
Venerdì 4 ottobre un comitato svizzero ha presentato le oltre 100mila firme necessarie per indire un referendum sull’introduzione del reddito di cittadinanza: la proposta, che si voterà in una data ancora da stabilire, prevede che la Svizzera conceda 2500 franchi svizzeri al mese (pari a circa 2000 euro) a ogni cittadino maggiorenne e l’equivalente di 500 euro mensili a chi non ha ancora compiuto 18 anni.
I promotori dell’iniziativa hanno festeggiato il raggiungimento del numero necessario di firme con un’azione dimostrativa particolare: hanno versato letteralmente otto milioni di monete da cinque centesimi nella piazza del Parlamento di Berna, la capitale della Svizzera (una moneta per ogni persone che vive in Svizzera, hanno spiegato).
Il reddito di cittadinanza proposto dall’iniziativa popolare non è “subordinato ad alcuna contro prestazione” e non è “sostitutivo di un salario o di un’indennità perduti”. È “individuale”, nel senso che si prevede venga dato alle singole persone, e non alle famiglie. L’introduzione del reddito di cittadinanza dovrebbe costare, secondo i promotori, circa 400 miliardi di franchi svizzeri (circa 326 miliardi di euro). La maggior parte dei soldi dovrebbe arrivare dal sistema di assicurazione sociale svizzero, quindi rielaborando del tutto il welfare: verrebbero a quel punto eliminati assegni famigliari, sussidi per malati, borse di studio, eccetera. Secondo alcuni critici, comunque, questa soluzione potrebbe non essere sufficiente a finanziare l’intera iniziativa.
Enno Schmidt, uno dei fondatori dell’iniziativa sul reddito di cittadinanza, ha detto a Russia Today: «Potrebbe essere un momento storico, come per l’abolizione della schiavitù o il movimento dei diritti civili. Certamente quelli che non lo vorranno troveranno delle scuse, ma quelli che lo vogliono troveranno soluzioni». Lo scorso maggio, quando già il gruppo promotore aveva annunciato di avere raggiunto le 100mila firme necessarie per il referendum, Repubblica aveva intervistato Bernard Kundig, esponente svizzero della piattaforma mondiale Basic Income Earth Network (BIEN). Kundig aveva spiegato:
«Con il reddito di base garantito i cittadini sarebbero sollevati dalla necessità di trovare un lavoro, peraltro sempre più raro, ad ogni costo, disponendo della possibilità di scegliere l’attività a loro più congeniale, per contribuire al processo sociale e a porre le basi di una società postindustriale rispettosa della natura»
Il diritto di iniziativa popolare è previsto dalla Costituzione svizzera dal 1891. La Costituzione prevede per questo tipo di referendum una doppia maggioranza, di popolo e di cantoni. In Svizzera l’iniziativa popolare è uno strumento utilizzato piuttosto spesso: nel marzo di quest’anno la stampa di tutto il mondo si è molto occupata della decisione di imporre un tetto agli stipendi dei manager, approvata dalla grande maggioranza dei cittadini svizzeri in un referendum, malgrado l’opposizione di tutte le maggiori forze politiche. Il 24 novembre gli svizzeri voteranno per un altro referendum, sulla cosiddetta “iniziativa 1:12”, che prevede che lo stipendio mensile di un manager non possa superare la paga annuale del dipendente di più basso livello della società.