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  • Lunedì 7 ottobre 2013

La vita a Fukushima

Non la centrale nucleare ma le città accanto: reportage fotografico da luoghi in cui gli ex residenti possono tornare un solo giorno al mese

A woman, who came for a brief visit to her home, walks under a sign reading "Nuclear Power - The Energy for a Better Future", at the entrance of the empty Futaba town, inside the exclusion zone in Fukushima prefecture September 22, 2013. Decades ago, the citizens of Japan's Futaba town took such pride in hosting part of the Fukushima Daiichi nuclear complex that they built a sign over a promenade proclaiming that atomic power made their town prosperous. Now, they are scattered around Japan with no clear sign of when they might return to their homes. A total of 160,000 people were ordered to leave their homes around Daiichi plant after the government announced the evacuation following the nuclear disaster in March 2011. Picture taken September 22, 2013. REUTERS/Damir Sagolj (JAPAN - Tags: DISASTER SOCIETY ENVIRONMENT)

ATTENTION EDITORS: PICTURE 34 OF 53 FOR PACKAGE 'BROKEN LIVES OF FUKUSHIMA'. TO FIND ALL IMAGES SEARCH 'FUKUSHIMA DAMIR'
A woman, who came for a brief visit to her home, walks under a sign reading "Nuclear Power - The Energy for a Better Future", at the entrance of the empty Futaba town, inside the exclusion zone in Fukushima prefecture September 22, 2013. Decades ago, the citizens of Japan's Futaba town took such pride in hosting part of the Fukushima Daiichi nuclear complex that they built a sign over a promenade proclaiming that atomic power made their town prosperous. Now, they are scattered around Japan with no clear sign of when they might return to their homes. A total of 160,000 people were ordered to leave their homes around Daiichi plant after the government announced the evacuation following the nuclear disaster in March 2011. Picture taken September 22, 2013. REUTERS/Damir Sagolj (JAPAN - Tags: DISASTER SOCIETY ENVIRONMENT) ATTENTION EDITORS: PICTURE 34 OF 53 FOR PACKAGE 'BROKEN LIVES OF FUKUSHIMA'. TO FIND ALL IMAGES SEARCH 'FUKUSHIMA DAMIR'

Sono passati circa due anni e mezzo da quando un forte terremoto causò in Giappone un incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daichi e uno tsunami colpì le città costiere del nord-est del paese. In tutto il Giappone morirono circa 16 mila persone: ancora oggi 160 mila persone che abitavano nel raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare, ed erano state evacuate in quei giorni, non possono entrare nelle loro case per più di un giorno al mese per via dell’intensità delle radiazioni nell’aria (e non possono nemmeno restare per la notte).

Secondo il Christian Science Monitor per mettere in sicurezza i reattori danneggiati e rendere sicura l’area potrebbero volerci circa 40 anni, sebbene non sia ancora chiaro quando il livello di radiazioni nell’aria permetterà agli abitanti di tornare più frequentemente nelle loro case. Le operazioni di raffreddamento stanno procedendo con molta lentezza e qualche guaio e domenica il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha detto che il Giappone «rimane estremamente aperto ad accogliere le tecniche più avanzate da altre nazioni per risolvere il problema».

La città di Namie-Machi si trova a circa 6 chilometri dalla centrale. Poco prima dell’incidente ci vivevano circa 21 mila persone. Reuters ha pubblicato un reportage del fotografo Damir Sagolj, che ha visitato Namie-Machi e alcuni paesi vicini mostrando alcune delle pochissime e saltuarie attività umane dell’area.