Le foto del più grande funerale della storia di Israele
Almeno 700mila persone hanno partecipato a Gerusalemme al funerale del controverso rabbino Ovadia Yosef, morto oggi a 93 anni
Lunedì almeno 700mila persone hanno partecipato a Gerusalemme al funerale del rabbino Ovadia Yosef, popolare e influente religioso di Israele, morto lunedì mattina a 93 anni. Yosef era a capo della comunità ebraica sefardita ed era stato definito dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu «tra i più grandi rabbini della nostra generazione». La sua morte ha suscitato una grande reazione commossa soprattutto da parte della comunità ultraortodossa israeliana: il portavoce della polizia, Micky Rosenfeldm ha scritto su Twitter che il funerale di Yosef è stato «il più grande funerale di sempre in Israele».
La municipalità di Gerusalemme ha spiegato di avere dispiegato molti agenti di sicurezza – guardie di confine, vigili urbani, agenti di polizia – per controllare l’enorme folla che si è radunata al funerale di Yosef. Alle celebrazioni, che sono iniziate alle 18 ora locale, hanno partecipato moltissime figure pubbliche di Israele, tra cui importanti politici e diplomatici. Circa 300 persone, hanno detto le autorità, hanno avuto bisogno di cure mediche per cause diverse.
Yosef era nato a Baghdad, la capitale dell’Iraq, il 23 settembre 1920. Fu un importante studioso della Torah, il testo sacro ebraico, e arbitro della Halacha, la legge ebraica. Negli ultimi tre anni ha avuto un ruolo importante anche nella politica nazionale: era guida spirituale del partito ortodosso sefardita Shas, attualmente all’opposizione ma ago della bilancia in diversi governi di coalizione del passato.
Yosef era noto anche per i suoi commenti controversi su una serie di categorie di persone, tra cui gli arabi, gli ebrei laici, i liberali, le donne e i gay. Una volta, scrive BBC, paragonò i palestinesi ai serpenti, e nel 2010 invitò il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas a “sparire dal nostro mondo”. Spinse però anche i politici israeliani a partecipare al processo di pace tra Israele e Palestina, e lui stesso fece dei passi significativi in questo senso – come quando nel 1993 si astenne alla Knesset (il parlamento israeliano) durante la votazione sul primo accordo di pace di Oslo, permettendone l’approvazione.