È morto Giap
Le foto e la storia del leggendario generale del Vietnam comunista, uno dei più famosi leader militari del Novecento: aveva 102 anni
Venerdì 4 ottobre il generale Vo Nguyen Giap è morto a 102 anni in un ospedale militare di Hanoi, la capitale del Vietnam. Era ricoverato da quasi quattro anni, durante i quali aveva sofferto di lunghe malattie ed era andato incontro a un progressivo indebolimento.
Giap è stato uno dei più celebri comandanti militari del Novecento ed è stato fondamentale nella sconfitta della Francia nel corso degli anni Cinquanta e, pochi anni dopo, nella vittoria del Vietnam del Nord comunista contro gli statunitensi e il Vietnam del Sud. In un lungo articolo Associated Press ha ripercorso la storia di Giap, “un eroe nazionale la cui fama era seconda solo a quella del suo mentore, il presidente Ho Chi Minh, che portò il paese all’indipendenza.”
Era nato il 25 agosto 1911 nella provincia di Quang Binh, nel Vietnam centrale, quando il paese faceva ancora parte dell’Indocina Francese. Già a 14 anni entrò a far parte di un movimento clandestino di resistenza e cominciò ad interessarsi di politica. A 19 anni, nel 1930, fu brevemente incarcerato per aver diretto proteste antifrancesi. Lavorò come giornalista prima di aderire, nel 1938, al Partito Comunista dell’Indocina. Due anni dopo, scappando dalla polizia francese e poco prima dell’invasione del paese da parte delle forze armate giapponesi, lasciò il paese. Nel sudovest della Cina incontrò Ho Chi Minh, che gli diede l’incarico di organizzare un esercito clandestino per combattere l’invasione giapponese: per farlo Giap ritornò nel nord rurale del Vietnam e guidò le forze di resistenza del movimento Viet Minh. Alla fine della Seconda guerra mondiale, queste continuarono i combattimenti per ottenere l’indipendenza dalla Francia.
La battaglia di Dien Bien Phu
La prima vittoria militare che lo rese famoso in tutto il mondo fu quella dell’avamposto di Dien Bien Phu, dove le milizie dei Viet Minh circondarono le forze francesi dopo aver scavato chilometri di trincee e aver trascinato pezzi di artiglieria pesante, senza destare l’attenzione, su per le ripide montagne che circondavano le posizioni francesi.
L’attacco cominciò con un micidiale fuoco di artiglieria – 60 colpi al minuto – il 13 marzo 1954 e colse i francesi completamente di sorpresa. Per due mesi l’avamposto, difeso da forze speciali dei paracadutisti francesi e dalla Legione Straniera, fu completamente tagliato fuori dal resto dell’esercito coloniale, mentre era in corso una battaglia sanguinosa che si concluse dopo 56 giorni e migliaia di morti con la resa dell’esercito francese, il 17 maggio.
Dien Bien Phu fu il simbolo della fine del colonialismo francese (e non solo) nel sudest asiatico, un evento che fece molta impressione nell’opinione pubblica in Europa. Due anni dopo la battaglia, nel 1956, gli accordi di Ginevra stabilirono la divisione in due del Vietnam.
“Giap – scrivono Margie Mason e Chris Brummitt per Associated Press – era conosciuto per il suo temperamento impetuoso e per essere uno stratega implacabile, ma anche per essere un po’ un dandy: le vecchie foto di lui lo mostrano che passa in rivista le truppe in abito bianco e cravatta vistosa, in forte contrasto con Ho Chi Minh, vestito in pantaloncini corti e sandali”.
La sua abilità militare gli fece guadagnare il soprannome di “Napoleone rosso”. Nonostante questo, e il fatto che le sue battaglie più celebri siano studiate ancora oggi nelle accademie militari, Giap non aveva mai ricevuto alcuna educazione militare e diceva scherzando di aver seguito l’accademia militare “dei boschi”.
La guerra del Vietnam
Nel governo nordvietnamita di Ho Chi Minh, Giap aveva il posto di ministro della Difesa. Insieme a Ho, progettò la campagna di guerriglia dei Vietcong, male armati e sulla carta nettamente inferiori alle forze sudvietnamite e americane.
L’esperienza di Dien Bien Phu servì di ispirazione a Giap per il famoso “Cammino di Ho Chi Minh”, molto probabilmente una delle più grandi operazioni di ingegneria militare della storia. Si trattava di un canale di rifornimento segreto che attraversava la giungla per centinaia di chilometri e che sconfinava nei vicini Laos e Cambogia, attraverso cui i vietcong erano in grado di rifornire i combattenti nel sud del paese.
La strategia di Giap, per quanto vittoriosa, aveva una caratteristica che gli hanno riconosciuto tutti gli storici: non prestava particolare attenzione alle perdite umane. Oltre un milione di soldati nordvietnamiti morirono durante la guerra del Vietnam.
Uno degli eventi che la decise – e la risolse in favore del Nord – fu la cosiddetta “offensiva del Tet”. Approfittando di un cessate il fuoco concordato per i grandi festeggiamenti del capodanno lunare (il Tet è l’anno della scimmia in vietnamita) nel cuore della notte del 30 gennaio 1968 le forze di Giap attaccarono oltre 40 capitali provinciali sudvietnamite ed entrarono a Saigon, riuscendo a prendere possesso brevemente perfino dell’ambasciata statunitense. Nonostante il merito dell’offensiva sia spesso andato a Giap, ricerche più recenti hanno dimostrato che lui era personalmente contro gli attacchi e che non si trovava in patria al momento dell’offensiva.
La guerra finì solo sette anni più tardi e i vietcong entrarono a Saigon il 30 aprile del 1975: quel giorno «gli schiavi divennero uomini liberi» disse Giap, che dopo la guerra divenne però un sostenitore di relazioni amichevoli tra gli Stati Uniti e il nuovo Vietnam unificato.
Dopo la guerra Giap rimase ministro della Difesa e divenne vice-primo ministro, ritirandosi nel 1982. Da molto tempo, anche se era ufficialmente uno dei personaggi più celebrati del paese, era ai margini della vita politica. Nel 2009 protestò con forza contro il progetto cinese di una miniera di bauxite nel Vietnam centrale e più tardi contro la demolizione dell’edificio storico del parlamento vietnamita, ma entrambi i progetti proseguirono ugualmente.