L’intervista di Berlusconi a Panorama
È stata data prima del voto a sorpresa di mercoledì: parla di "rottura con Letta" e di Alfano "costernato"
Il settimanale Panorama è in edicola da oggi, giovedì 3 ottobre, con un’intervista esclusiva del direttore Giorgio Mulè a Silvio Berlusconi. L’intervista è interessante perché è stata data prima della svolta a sorpresa di mercoledì – quando Berlusconi ha deciso all’ultimo istante di votare la fiducia a Letta, dopo aver detto il contrario e dopo che il PdL aveva deciso il contrario – e quindi parla apertamente di “rottura con il governo Letta” e non fa menzione della discordia con Alfano (definito anzi “costernato” per la situazione). Ma è anche la più completa descrizione del punto di vista di Berlusconi e dei berlusconiani sul governo Letta e in generale la situazione di questi mesi: fino a ieri, almeno.
Martedì 1° ottobre 2013 è una giornata complicata per l’Italia. Alla vigilia dell’inizio della verifica parlamentare del governo Letta, nella residenza romana di Silvio Berlusconi è un viavai di incontri e riunioni. Entrano ed escono esponenti di partito, mentre è un continuo susseguirsi di notizie di scissioni, tradimenti, ripensamenti. Il fondatore di Forza Italia (e dell’esecutivo delle larghe intese) accetta di parlare con Panorama nel pieno di questo marasma istituzionale per fissare alcuni punti fermi, pur vivendo una situazione in continua evoluzione.
Presidente Berlusconi, partiamo dalla decisione di staccare la spina al governo. Enrico Letta ha parlato di «una follia per motivi personali» Lei ha replicato che i suoi problemi personali «non hanno mai influito sulle sue decisioni politiche». Vale la pena allora di raccontare quando e perché nasce la sua insofferenza verso questo governo.
Mi permetta di contestarle subito un termine: insofferenza. Fa pensare a un dato umorale. Io parlerei piuttosto di sofferenza, come conseguenza di atti che per colpire me feriscono la vita degli italiani. Mi spiego. La sofferenza di certo non è mai stata e non mi è tuttora estranea. E questi 60 giorni di cattività morale dopo il giudizio assurdo della Cassazione mi avevano tolto il sonno per l’indignazione di dover subire un’ingiustizia atroce. Ma sentire che Enrico Letta, che ho sempre stimato e che ho sospinto io a Palazzo Chigi, dichiarasse che era diventato inevitabile infliggere nuove pene agli italiani, per di più attribuendomene la colpa, ha avuto su di me l’effetto di una pugnalata. Che però mi ha restituito la voglia di lottare. È stato anche un richiamo alla responsabilità verso questo Paese che 20 anni fa ho deciso di servire.