La crisi di governo in breve
Un bignami per punti: per quelli che erano fuori nel weekend, sono tornati e non hanno trovato il governo (e per quelli che c'erano ma vogliono capirla meglio)
Dopo giorni di tensioni e minacce di dimissioni dei parlamentari del Popolo della Libertà, sabato la situazione politica è precipitata in seguito a un comunicato di Silvio Berlusconi che invitava i suoi ministri a lasciare il governo Letta. A due giorni di distanza non è ancora chiaro quali potranno essere gli sviluppi della crisi e quali possibilità abbia il governo di proseguire la propria attività, anche perché il centrodestra non sembra compattissimo. E oggi riaprono le borse. Quello che è successo è elencato di seguito, in breve.
Sabato
– Nel pomeriggio Berlusconi diffonde un comunicato in cui invita i ministri del PdL a dimettersi. Secondo Berlusconi sono stati violati i “patti su cui si fonda questo governo” in seguito alla decisione di Enrico Letta “di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’IVA”.
– Poco dopo i ministri PdL – Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello – diffondono a loro volta una nota in cui confermano di voler dare le dimissioni. Ma nelle ore successive diventa chiaro che la decisione non è pienamente condivisa dai ministri.
– Enrico Letta accusa Berlusconi di essere un “rovesciafrittata”, perché usa l’aumento dell’IVA come pretesto quando il problema è la decadenza del suo seggio in Senato, su cui la giunta voterà il prossimo 4 ottobre in seguito alla condanna in via definitiva per frode fiscale di questa estate dello stesso Berlusconi. “Gli italiani sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica e un simile tentativo di stravolgimento della realtà”, scrive poco dopo Letta in un comunicato. Proprio venerdì il Consiglio dei ministri aveva deciso – col benestare dei ministri del PdL – di posticipare il voto sul rinvio dell’aumento dell’IVA dando precedenza a un voto di fiducia.
– Fabrizio Cicchitto a suo modo si dissocia da Berlusconi e ricorda che “una decisione di così rilevante spessore politico avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del PdL e dai gruppi parlamentari”.
Domenica
– Mentre le dimissioni dei ministri del PdL non sono state ancora formalizzate, altri esponenti del partito contestano più o meno esplicitamente la decisione di Berlusconi del giorno prima, indizio di un dissenso nei confronti del leader che così forte non si era mai registrato dal 1994, l’anno della sua cosiddetta “discesa in campo”.
– Il ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, annuncia che “se Forza Italia è questa, io non aderirò, se ci sarà solo una riedizione di Lotta Continua del centrodestra ne prenderò atto”. Un altro ministro del PdL, Beatrice Lorenzin, conferma che non parteciperà a Forza Italia, se il nuovo partito sarà orientato con questi modi.
– Prima di rientrare da Napoli a Roma, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontra brevemente un gruppo di giornalisti cui spiega che “siamo in una fase un po’ cripitica… procederò con un’attenta verifica dei precedenti di altre crisi, a partire dalla crisi del secondo governo Prodi”.
– A metà giornata anche il ministro PdL Maurizio Lupi si mostra critico rispetto alla decisione del giorno prima e ricorda che “Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti”.
– Considerate le reazioni, Berlusconi aggiusta il tiro con un nuovo comunicato in cui spiega nuovamente i motivi che lo hanno spinto a ritirare i ministri, ma in cui dice anche di essere disposto ad appoggiare ancora il governo Letta ad alcune condizioni: “se proporrà una legge di stabilità realmente utile all’Italia, noi la voteremo”.
– Angelino Alfano, vicepresidente del Consiglio, pubblica a sua volta una nota in cui ribadisce la lealtà a Berlusconi, ma in cui ricorda che “non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori” e che si conclude con “se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano”.
– Nel tardo pomeriggio Berlusconi interviene telefonicamente durante Studio Aperto spiegando nuovamente la decisione del giorno prima e ricordando che le crisi di governo non sono un problema, e che da imprenditore era sempre contento quando se ne verificava una.
– Alle 19 al Quirinale inizia l’incontro tra Letta e Napolitano che dura circa un’ora e mezza. Viene diffuso un comunicato in cui si annuncia che si procederà a un “risolutivo chiarimento” in Parlamento.
– Ospite di Che tempo che fa, Letta annuncia che si recherà in Parlamento mercoledì 2 ottobre per chiedere la fiducia.
Oggi
– Il Corriere della Sera pubblica un duro editoriale del direttore Ferruccio de Bortoli in cui la decisione di Berlusconi viene definita una “scelta irresponsabile compiuta in spregio alle regole di un partito personale” e che “ha il sapore amaro dei gesti inconsulti e disperati”.
– Il differenziale tra i titoli di stato italiano e quelli tedeschi (spread) nei primi scambi raggiunge i 288 punti, 24 in più rispetto alla chiusura di venerdì scorso.
– Nella mattina è previsto un colloquio tra Berlusconi e Alfano. Seguirà un incontro dei gruppi parlamentari del PdL che si annuncia molto teso, su come sono andate le cose nel fine settimana e sul da farsi.
– I presidenti di Camera e Senato, sentiti i gruppi parlamentari, decideranno il calendario per la discussione in Parlamento della crisi, come anticipato domenica da Enrico Letta.