La Russia contro Greenpeace
L'equipaggio di una nave degli ambientalisti è stato fermato con l'accusa di pirateria: aveva cercato di salire su una piattaforma petrolifera nell'Artico
Martedì 24 settembre il governo russo ha detto di avere aperto un’indagine contro 30 attivisti di Greenpeace con l’accusa di pirateria, che prevede fino a 15 anni di carcere. Questa mattina, il tribunale di Murmansk che deve decidere se prolungare o meno la detenzione degli attivisti ha confermato l’arresto di due mesi (fino al 24 novembre) per il fotografo Denis Sianyakov e il portavoce del gruppo Roman Dolgov. Non è chiaro se il giudizio per gli altri attivisti sarà lo stesso.
L’equipaggio della nave di Greenpeace “Arctic Sunrise” è stato fermato giovedì dalle guardie di confine mentre si trovava nelle acque internazionali del Mare della Pečora, nell’Artico. Come parte di una protesta, il giorno precedente diversi attivisti avevano cercato di salire a bordo della piattaforma petrolifera Prirazlomnaya. La piattaforma opera per la società russa Gazprom, la più grande compagnia di estrazione di gas al mondo.
La nave è stata scortata fino al porto russo di Murmansk, dove è arrivata martedì. L’equipaggio è formato da persone di 18 nazionalità diverse, tra cui anche l’italiano Christian D’Alessandro. Martedì tutti gli uomini dell’Arctic Sunrise sono stati tenuti in isolamento dalle autorità russe: sono stati interrogati per diverse ore e hanno ricevuto la visita di alcuni diplomatici stranieri. Poi sono stati trasportati in autobus nella sede del comitato investigativo della città di Murmansk.
Un portavoce della commissione investigativa di Murmansk, Vladimir Markin, ha spiegato meglio le accuse che sono state rivolte agli attivisti di Greenpeace. Markin sostiene che a bordo dell’Arctic Sunrise siano state trovate diverse apparecchiature elettroniche il cui uso e scopo non sarebbero chiari: per questo l’operazione nell’Artico sarebbe stata simile a un atto di spionaggio.
Greenpeace International ha respinto le accuse di pirateria e spionaggio del governo russo. Kumi Naidoo, direttore esecutivo dell’associazione, ha detto che l’attivismo pacifico è fondamentale per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica sugli effetti dei cambiamenti climatici nell’Artico. Ha aggiunto che Greenpeace non si farà intimidire dalle accuse russe e ha chiesto il rilascio immediato dei suoi attivisti.
Secondo il New York Times, le accuse agli attivisti di Greenpeace sono un segno della volontà russa di agire in maniera più ferma contro tutti i tentativi che potrebbero indebolire i piani ambiziosi del presidente Vladimir Putin di estendere le esplorazioni energetiche nella regione. In generale, da diversi mesi la Russia ha iniziato a protestare sempre più spesso per le ingerenze di stati stranieri in quelli che considera essere affari interni ed esclusivamente nazionali: tra i casi più noti ci sono quello delle condanne nei confronti del gruppo punk russo Pussy Riot, che ha fatto protestare molte associazioni per i diritti umani, e quello della concessione dell’asilo temporaneo a Edward Snowden, la fonte delle numerose inchieste del Guardian sulle attività di sorveglianza dell’agenzia di sicurezza statunitense (NSA).
Greenpeace aveva mandato la Arctic Sunrise nel Mare della Pečora in agosto, per sensibilizzare l’opinione pubblica verso le conseguenze ambientali provocate dallo sfruttamento di risorse energetiche nell’Artico. La piattaforma petrolifera Prirazlomnaya è la prima offshore della regione artica: è stata completata lo scorso anno, dopo diversi ritardi causati da molte complicazioni tecniche, e dovrebbe cominciare a pompare petrolio dall’anno prossimo.