La copertina di Vanity Fair con Berlusconi e Pascale
È stata criticata da molti lettori del noto settimanale, e il direttore Luca Dini ha spiegato il perché della scelta
Il settimanale Vanity Fair ha diffuso la copertina del suo nuovo numero, in uscita domani, dedicata a Silvio Berlusconi e alla fidanzata Francesca Pascale. La rivista ha anticipato che all’interno del prossimo numero ci sarà un’intervista a Pascale, 28enne originaria di Napoli, che racconta la storia del fidanzamento con l’ex Presidente del Consiglio.
La copertina e il contenuto del nuovo numero sono stati criticati da diversi lettori di Vanity Fair, e per questo il suo direttore, Luca Dini, ha spiegato sul profilo Facebook del settimanale la sua scelta.
Le critiche sulla copertina dedicata a Berlusconi&Pascale ovviamente me le aspettavo, e ovviamente le incasso senza polemizzare. Come accetto la decisione di chi, civilmente, boicotterà questo numero. Se poi mi chiedete perché questa copertina, perché adesso, vi rispondo.
Come spesso dico ai miei colleghi, uno dei criteri che di solito adotto è quello della mosca. Se fossi una mosca, se fossi libero di entrare ovunque, dove vorrei entrare? Arcore, in questo momento, è sicuramente uno di quei posti lì.
Arcore in questo momento, sottolineo, e non a caso è la prima volta in dieci anni che mettiamo in copertina Berlusconi. Perché le cadute sono più interessanti delle ascese, e questo servizio fotografa Berlusconi nel momento più critico della sua vicenda personale, politica e giudiziaria.
Non c’è alcuna santificazione del personaggio – a cui Vanity Fair, credo di poter dire, negli anni non ha fatto sconti – e non è un’intervista politica o un bilancio del male o del bene che ha fatto al Paese, bensì il racconto di Francesca Pascale che parla del loro rapporto. Aggiungo che lo fa con una certa libertà: è la prima dell’entourage a dire tra le righe, e neanche tanto tra le righe, che le famose cene non erano per niente eleganti.
A chi inorridisce per la coppia improbabile rispondo: magari la penso come te, perché sono piuttosto bacchettone. Però l’uomo potente che invecchiando si accompagna a donne sempre più giovani è, dalla Bibbia a oggi, un topos della nostra cultura patriarcale. Ed è politicamente trasversale: Alberto Moravia, intellettuale di sinistra, aveva 5 anni più della prima moglie, 30 più della seconda, 46 più della terza.
Non credo che questo servizio sposti l’opinione di nessuno: chi vuole vederci il grottesco ci vedrà il grottesco, chi vuole vederci la gioia di vivere ci vedrà la gioia di vivere. Io ci vedo semplicemente la fotografia di un momento della vita pubblica italiana. Senza giudizi né pregiudizi. Una fotografia che non cambia la storia ma che ha un suo valore giornalistico, e che molti giornali, credo, vorrebbero pubblicare.
Su questo ovviamente posso sbagliarmi, ma ho creduto in questa storia perché ho curiosità per il genere umano, e penso di non essere il solo. A chi la trova insopportabile chiedo un po’ di pazienza: il settimanale dura solo una settimana.
Il Direttore