L’accordo tra Telefonica e Telecom
La società spagnola otterrà il controllo di Telecom Italia acquisendo il 66 per cento delle quote di Telco, l'azienda che controlla l'operatore telefonico italiano
Nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 settembre i principali azionisti di Telco, la società che controlla il 22,4 per cento di Telecom Italia, hanno raggiunto un accordo con la società spagnola Telefonica per la vendita delle loro quote. L’operazione consentirà di fatto a Telefonica di ottenere il controllo di Telecom Italia. Attraverso l’acquisto delle azioni possedute da Generali (la cui quota in Telco è del 30,58 per cento), di Mediobanca e Intesa Sanpaolo (entrambe all’11,62 per cento), Telefonica passerà dall’attuale 46,18 per cento in Telco al 66 per cento. Successivamente la società potrà estendere ulteriormente la propria presenza arrivando al 70 per cento.
Di un possibile aumento della quota di Telefonica in Telco si era parlato molto nelle ultime settimane e lunedì il titolo di Telecom Italia aveva chiuso con un rialzo del 3,42 per cento alla borsa di Milano, per un valore di 0,59 euro per azione. Per acquistare le azioni di Telco possedute dai soci italiani Telefonica dovrebbe offrire circa un euro per azione, quindi con un bonus del 70 per cento rispetto al loro valore in borsa.
Telefonica, spiegano sul Sole 24 Ore, acquista azioni senza diritto di voto, cosa che consentirà di limitare almeno in un primo momento il controllo della società spagnola su Telco. La società italiana che controlla Telecom Italia esisterà per almeno un altro anno, dando tempo sia a Telefonica sia a Telecom Italia di organizzare modalità e tempi della fusione, che sarà complessa per via delle molte attività in comune che dovranno essere razionalizzate. Sia Telefonica sia Telecom Italia sono molto attive in America del Sud e ci potrebbero quindi essere cessioni, o suddivisioni, di Tim Brasil (controllata da Telecom Italia) tra diversi operatori locali e la stessa Telefonica. In Argentina Telefonica e Telecom si fanno concorrenza diretta per il primo posto come operatore telefonico: la fusione porterebbe alla fine della competizione e alla creazione del più grande gruppo di telecomunicazioni nel paese.
I piani di Telecom Italia in vista del progressivo passaggio del controllo a Telefonica dovrebbero essere presentati entro i primi giorni di ottobre dal presidente della società, Franco Bernabè, nel corso di un consiglio di amministrazione. Mantenendo in vita per almeno un altro anno Telco, Telecom Italia dovrebbe avere il tempo per riorganizzarsi. Il problema è che la società ha bisogno di nuove risorse economiche per fare fronte ai suoi 40 miliardi di debiti. Una soluzione potrebbe essere un aumento di capitale tra i 3 e i 6 miliardi di euro a carico degli attuali azionisti, ma i piani della dirigenza Telecom Italia su questo punto non sono ancora chiari.
L’accordo prevede infine la possibilità per Telefonica di acquistare il 100 per cento di Telco a partire dal primo gennaio 2014. Per farlo la società dovrà ottenere le autorizzazioni antitrust del caso. Inoltre, spiega il comunicato sull’accordo, “In caso di esercizio della opzione call, Telefonica sarà obbligata ad acquistare, a valore nominale, anche tutte le quote residue del prestito obbligazionario emesso da Telco detenute dai soci italiani a fronte del pagamento di un corrispettivo composto per il 50% in contanti, e per il restante 50%, a scelta di Telefonica, in contanti e/o in azioni di Telefonica”.
Telecom Italia è la principale società italiana di telecomunicazioni erede della società pubblica per la telefonia SIP. È stata fondata formalmente nell’estate del 1994 e privatizzata nel 1997 dal primo governo di Romano Prodi, con un’operazione che ha portato la quasi totale uscita del ministero del Tesoro dall’azionariato. Da allora la società ha subito diversi cambiamenti all’interno del proprio azionariato, che non hanno contribuito alla sua stabilità.
Telefonica è una delle società telefoniche più grandi al mondo ed è quinta per estensione della propria rete di telefonia mobile. È attiva in Europa, America del Sud, Nordamerica e Asia. Nata come società pubblica negli anni Venti del Novecento, è stata privatizzata nel 1997 dal governo spagnolo.