Il mio paese
Vincenzo Latronico spiega perché lui e altri giovani italiani lo lasciano e vanno proprio in Germania
Nel giorno dei risultati elettorali tedeschi il Corriere della Sera ha scritto allo scrittore Vincenzo Latronico, che ha 29 anni, di spiegare i pensieri dei molti italiani della sua generazione che scelgono di andare a vivere in Germania.
È domenica pomeriggio e sto per andare a seguire i risultati dello spoglio elettorale alla sezione del mio quartiere di un partito di sinistra. È una cosa che non ho mai fatto, prima d’ora; ma stavolta, per varie ragioni, ho la sensazione che queste elezioni possano essere realmente determinanti per il futuro del mio Paese. Eppure non ho votato. Questi due fatti non sono in contraddizione: il mio paese è l’Italia – ma quello in cui abito, e in cui si svolgono queste elezioni per certi versi cruciali per noi che pure non vi partecipiamo, è la Germania. Con qualche pausa e qualche ritorno, sono quattro anni che vivo a Berlino.
È difficile ammettere di fare parte di una tendenza – in senso sia sociologico che modaiolo. I tuoi motivi ti sembrano sempre più validi, o più personali, o più complessi di quelli degli altri, che fanno la tua stessa scelta sentendosi speciali come te. Eppure il trasferimento a Berlino è sempre più popolare fra gli italiani della mia età, benché la questione, come molte tendenze simili, sia in qualche misura sovraesposta. Ufficialmente siamo in ventimila; le stime di chi è qui senza registrarsi all’anagrafe raddoppiano questa cifra. Il totale raggiunge più o meno la capacità dello stadio olimpico di Roma, o un quinto della città di Bologna, per farsi un’idea.
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foto: Adam Berry/Getty Images