Una sera con GTA V
Uno dei videogiochi più attesi dell'anno, con una storia che è «un incrocio tra The Wire, I Soprano e Breaking Bad»
Da ieri è in vendita Grand Theft Auto V, spesso abbreviato in GTA V, uno dei videogiochi più famosi e venduti degli ultimi anni, l’ultimo di una serie prodotta a partire dal 1997: era stato annunciato due anni fa dalla Rockstar North, una divisione della nota casa di produzione di videogiochi Rockstar Games. In GTA V il giocatore interpreta un criminale in una città immaginaria, Los Santos: l’obiettivo è completare varie missioni stabilite dal gioco, dalle più semplici – come rubare una macchina – a quelle più difficili, che a volte richiedono parecchie ore di gioco. Il tutto è inserito in una storia che sembra «un incrocio delle trame di The Wire, I Soprano e Breaking Bad» e in uno scenario che permette al giocatore anche di infischiarsene della storia e fare praticamente quello che vuole. Tim Small, già direttore di VICE Italia, ha descritto su L’Ultimo Uomo le sue prime ore col nuovo gioco (e racconta di aver giocato a GTA IV, in passato, per più di 240 ore).
L’ultimo capitolo della serie di Grand Theft Auto è uscito nel 2008: era intitolato Grand Theft Auto IV e ci ho passato almeno 240 ore davanti. Il primo si chiamava semplicemente Grand Theft Auto, ed è uscito nel 1998. In totale, la serie ha venduto 130 milioni di unità, che valgono — considerando che un gioco oggi costa 70 euro ma che allora magari costava 60 mila lire — facendo una media a copia di 50 euro, 6 miliardi e 630 milioni di euro. Io, in totale, avrò passato una settantina di giorni della mia vita a giocare ai giochi della serie GTA, se escludiamo le ore in cui ho dormito. Oggi esce GTA V. L’ho pre-ordinato, e ci sto per giocare.
Grand Theft Auto V sembra, dai trailer, un incrocio delle trame di The Wire, I Soprano e Breaking Bad tutte mischiate sullo sfondo di una versione fittizia di Los Angeles chiamata “Los Santos”, nello stato di “San Andreas”. La Rockstar, che sviluppa la serie di GTA, fa sempre così: “adatta”— per essere carini — trame di film. L’ha fatto con GTA: Vice City, che era un incrocio di Carlito’s Way e Scarface, con GTA: San Andreas, che era Boyz n The Hood, e con tutti i film di mafia, che erano GTA III. «È un omaggio», dicono loro, «è un plagio», dicono i detrattori, «è molto divertente», dico io.
Sette giorni fa ho pre-ordinato la mia copia lasciando un acconto di venti euro al GameStop di Viale Piave, a Milano. Oggi l’ho ritirata lasciando altri 50 euro. L’ho presa a ora di pranzo e l’ho lasciata sul mobiletto della televisione per tutto il pomeriggio mentre finivo due cose di lavoro e uscivo a bere un aperitivo (due birre medie) per salutare un amico in partenza per New York.
Torno a casa con l’autobus sostitutivo alle 9 dopo aver ordinato del cibo tailandese al telefono.
Apro la scatola e tiro fuori il gioco. Sul disco c’è disegnata una ragazza in bikini che si fa una selfie con l’iPhone davanti a una versione fittizia di quella che sembrerebbe essere Venice Beach. Inserisco il disco nella PS3 e mi preparo a fissare una scatola nera fatta di plastica e cavi per almeno quattro ore.
Devo updatare il sistema della PS3. Mentre si aggiorna, arriva il cibo tai. Lo riverso in due piatti, e la console mi dice che il gioco è pronto.
O così pensavo. Prima di iniziare, devi installare 8466 MB dal gioco all’HD della PS3. Il tutto procede alla velocità di 2 MB al secondo. Mentre lo fa, appaiono immagini in stile fumettoso di quelli che credo siano personaggi del gioco. C’è una bionda in bikini arrestata sul cofano di una macchina, un membro di una gang con mazza da baseball e Rottweiler, un juggalo, un detective trasandato al telefono davanti a una versione fittizia dell’Osservatorio di L.A., quello che sembra un paranoico delle teorie di complotto, un redneck in canotta con l’accendino acceso e una tanica di benzina e poi di nuovo lo stesso redneck su un quad con in mano un mitra, un detective davanti a un muro di sughero con le indagini stile The Wire, un italoamericano davanti a una banca e un blindato coperto di buchi di proiettile con un giubbotto anti-proiettile sotto un abito, lo stesso italoamericano con in mano una manciata di banconote, la bionda disegnata sul disco di gioco, e poi di nuovo il primo fumetto.
(continua a leggere su L’Ultimo Uomo)
foto: PHILIPPE LOPEZ/AFP/Getty Images