Václav Havel rinunciò alla candidatura al Nobel a favore di Aung San Suu Kyi
A Praga, in Repubblica Ceca, è in corso la Conferenza internazionale Forum 2000, incontro annuale che riunisce oltre un centinaio di intellettuali, politici ed ex politici di tutto il mondo. Quest’anno il Forum è dedicato a due temi principali: la transizione verso la democrazia di alcuni paesi e l’eredità di Václav Havel, l’ultimo presidente della Cecoslovacchia, il primo della Repubblica Ceca e fondatore della Conferenza. Sono intervenuti il Dalai Lama, l’attivista cinese per i diritti umani Chen Guangcheng e la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace nel 1991.
Durante il suo intervento Aung San Suu Kyi, facendo riferimento a Havel, ha detto:
«Naturalmente, tutti voi sapete che fu grazie a lui che mi venne assegnato il Premio Nobel per la Pace: non ho mai fatto mistero del fatto che se invece di nominare me avesse accettato la candidatura per se stesso, avrebbe vinto lui il premio Nobel per la Pace nel 1991»
Václav Havel, che è morto a Praga il 18 dicembre del 2011, è stato un importante dissidente cecoslovacco contro il regime sovietico e organizzò le proteste che culminarono nella cosiddetta Rivoluzione di Velluto, una lunga rivolta non violenta che, attraverso imponenti manifestazioni popolari durate cinque settimane, il 29 dicembre 1989 rovesciò il regime comunista cecoslovacco. Havel divenne presidente della Cecoslovacchia e nel giugno del 1990 ci furono le prime elezioni libere nel paese dopo la caduta del governo comunista. Durante la sua presidenza, nel 1993, la Cecoslovacchia si divise pacificamente in Repubblica Ceca e Slovacchia.
A differenza di Michail Gorbačëv per l’Unione Sovietica e di Lech Wałęsa per la Polonia, Havel non ha mai vinto il Nobel per la Pace avendo rinunciato alla propria candidatura nel 1991 per proporre quella di Aung San Suu Kyi (che ha ottenuto il premio e che ora ha deciso di candidarsi alla presidenza della Birmania alle elezioni del 2015). Aung San Suu Kyi e Václav Havel non si sono mai incontrati di persona, ma lei ha spiegato che la storia del presidente ceco ha ispirato la sua lotta per la libertà e la democrazia:
«Quando ero agli arresti domiciliari in Birmania, sapevo che da qualche parte nel mondo c’era un uomo che parlava per me, e grazie al quale la mia libertà è rimasta intatta nonostante la detenzione fisica. Mi ha fatto sentire libera e credeva nel diritto alla libertà di ogni essere umano»