La sparatoria a Washington DC
Un uomo ha ucciso 12 persone in una base della marina militare, prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia
Lunedì 16 settembre c’è stata una sparatoria nei Navy Yard – i vecchi cantieri navali – della marina militare a Washington D.C., negli Stati Uniti. La sparatoria è avvenuta intorno alle 8.20 del mattino ora locale, quando in Italia erano le 14.20. Sono rimaste uccise 13 persone comprese la persona che ha sparato, morta in uno scontro a fuoco con la polizia. I feriti sono 8, nessuno rischia la vita: tre hanno ferite da armi da fuoco, altri cinque si sono fatti male cadendo durante la fuga.
Per ore c’è stata parecchia confusione riguardo il numero delle persone a sparare. La polizia nel pomeriggio aveva detto di averne fermata e uccisa una, ma di stare cercando altri due “potential shooters”: persone che le telecamere di sicurezza avevano mostrato scappare con delle armi in mano e che non erano state immediatamente identificate. Per questo le strade della città adiacenti al porto sono state bloccate, sei scuole nella zona sono state chiuse o evacuate, il traffico aereo dell’aeroporto Ronald Reagan, il più vicino a Washington D.C., è stato sospeso per circa un’ora, i residenti sono stati invitati a restare a casa e anche l’edificio del Senato è stato chiuso: nessuno poteva entrare, nessuno poteva uscire. In serata però la polizia ha fatto sapere che solo una persona aveva sparato alla base della marina: Aaron Alexis, 34 anni, originario di Brooklyn a New York, che aveva vissuto fino a poco tempo fa in Texas.
Alexis era un ex militare della Marina e lavorava da pochi mesi part-time in un’agenzia privata subappaltatrice, e per questo è entrato nel complesso militare semplicemente mostrando il suo tesserino. Aveva avuto in passato problemi legali proprio per via delle armi: nel 2004 sparò tre colpi alla macchina di un operaio con cui aveva litigato per questioni legate al parcheggio delle auto, dopo disse di non ricordare nulla perché accecato dalla rabbia; nel 2010 fu multato per aver sparato dei colpi al soffitto di casa sua (lui disse inavvertitamente). Si interessava di buddhismo e cultura thailandese ed era a New York l’11 settembre 2001: il New York Times ha raccolto delle testimonianze secondo cui aveva partecipato ai soccorsi dopo gli attentati e da allora soffriva di disturbo post-traumatico da stress.
Durante la sparatoria Alexis ha usato tre armi: un fucile d’assalto, una pistola e un fucile a canna liscia. Non è chiaro se le abbia portate tutte con lui o le abbia sottratte – una sola, due o tutte – dalle persone a cui ha sparato.
Secondo una lista pubblicata dal Washington Post, la sparatoria del porto di Washington è la dodicesima negli Stati Uniti per il numero di morti.
I Washington Nationals, squadra professionistica del campionato americano di baseball (Major League Baseball), hanno diffuso un comunicato dicendo che la partita in programma lunedì contro gli Atlanta Braves è stata posticipata, almeno per il momento, a martedì alle 13. Lo stadio dei Washington Nationals, che si trova vicino al luogo della sparatoria, è usato in queste ore dalla polizia per riunire le famiglie delle persone coinvolte nella sparatoria.
In apertura di una conferenza stampa sul quinto anniversario del fallimento di Lehman Brothers e dell’inizio della crisi economica, il presidente Barack Obama ha commentato quanto accaduto dicendo che “c’è ancora molto che non sappiamo ma sappiamo che siamo di nuovo di fronte a una sparatoria”. Obama ha detto che i militari sono abituati a confrontarsi con situazioni pericolose all’estero ma oggi si sono trovati davanti “una violenza inimmaginabile a casa loro”.
I Navy Yard del porto di Washington D.C. sono la più antica struttura militare della marina statunitense: un posto molto sorvegliato, con guardie a ogni ingresso e un alto muro a circondare l’area, in cui lavorano circa 16.000 persone. Si trova a circa un chilometro dall’edificio che ospita il Congresso e a 700 metri dallo stadio dei Nationals, lungo il fiume Anacostia, un affluente del più famoso fiume Potomac: l’edificio del Senato, ha fatto sapere il suo staff, è stato isolato per precauzione.
foto: SAUL LOEB/AFP/Getty Images