Continuano gli scontri nelle Filippine
È fallita una proposta di tregua, i ribelli separatisti sono concentrati in alcuni quartieri della città di Zamboanga
Domenica 15 settembre sono continuati i combattimenti tra i soldati governativi e i ribelli separatisti nei quartieri costieri di Zamboanga, nelle Filippine meridionali, dopo il fallimento di una proposta di tregua.
Ieri, infatti, dopo una settimana di scontri contro l’esercito, il leader del movimento islamico MNLF (Fronte Nazionale di Liberazione Moro) Nur Misuari sembrava aver accettato la tregua proposta dal governo, che sarebbe dovuta iniziare sabato 14 settembre. Domenica, però, un colonnello dell’esercito filippino ha detto che continuava l’avanzata contro le posizioni dei ribelli e che “i combattimenti continuano anche in questo momento”. Dal 9 settembre nella città di Zamboanga, sull’isola di Mindanao nel sud delle Filippine, circa 200 ribelli separatisti hanno preso in ostaggio centinaia di civili e iniziato una battaglia contro l’esercito.
Negli scontri sono morti almeno cinquanta guerriglieri musulmani e quarantadue sono stati catturati dall’esercito mentre cercavano di scappare. Sono morti inoltre sei poliziotti e quattro civili. Circa sessanta mila abitanti di Zamboanga hanno dovuto lasciare le loro case e rifugiarsi nello stadio della città, dove è stato stabilito il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Altri abitanti si sono invece nascosti nelle barche armeggiate nel porto.
Lunedì 9 settembre i guerriglieri del MNLF avevano tentato di entrare in città per issare la loro bandiera sul municipio e dichiarare l’indipendenza dal governo nazionale. Dopo giorni di rappresaglie i ribelli sono riusciti a occupare alcune delle zone a sud della città, fino al momento in cui l’esercito ha lanciato – venerdì 13 settembre – una controffensiva, che negli ultimi tre giorni ha permesso di riconquistare le zone prese in ostaggio.
Al momento i guerriglieri si trovano circondati dall’esercito nella periferia di Zamboanga e tengono ancora in ostaggio un numero indeterminato di persone, ha detto il portavoce militare filippino Ramon Zagala. La situazione a Zamboanga – città di circa un milione di abitanti – rimane quindi molto problematica. Tutti i servizi sono ancora bloccati: i traghetti e le attività del porto sono ferme, i voli sono stati cancellati, le scuole e gli uffici pubblici rimangono chiusi e sono circa 67mila i rifugiati che non sono ancora rientrati nelle loro case.
Il MNLF è un movimento separatista che dalla fine degli anni Sessanta reclama l’indipendenza da Manila, la capitale delle Filippine, e la creazione di un paese musulmano nell’arcipelago meridionale di Mindana. Il conflitto fra i gruppi islamici e l’esercito delle Filippine, paese a maggioranza cattolica, dura ormai da 40 anni e ha causato almeno 120 mila morti. L’MNLF ha firmato un trattato di pace con il governo nel 1996, rinunciando all’indipendenza a favore della formazione di una regione autonoma. Tuttavia le trattative non furono accettate da un ramo armato del movimento, il Fronte islamico di liberazione Moro (MILF) che si è distaccato dal MNLF nel 1984 proseguendo la lotta armata fino al 2012, anno in cui ha avviato a sua volta dei negoziati con il governo da cui però il MNLF è rimasto escluso. Il leader del MNLF ha detto che il nuovo accordo rimette in discussione il patto del 1996 e potrebbe portare a nuove violenze, come di fatto è avvenuto.