Gli scontri di Zamboanga, nelle Filippine
I separatisti islamici da tre giorni combattono con l'esercito in una città nel sud del paese: ci sono 12 morti e almeno 200 civili sono bloccati
A Zamboanga, una città sull’isola di Mindanao nel sud delle Filippine, proseguono per il terzo giorno consecutivo gli scontri tra le forze governative e circa 300 ribelli del movimento islamico MNLF (Fronte Nazionale di Liberazione Moro). Finora sono morte 12 persone, ne sono rimaste ferite 21 e circa 200 civili sono ancora di fatto ostaggi dei guerriglieri. Almeno 13 mila persone hanno lasciato le loro case e si sono rifugiate nello stadio della città, dove è stato stabilito il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino.
Il MNLF è un movimento separatista che dalla fine degli anni Sessanta reclama l’indipendenza da Manila e la creazione di un paese musulmano nell’arcipelago meridionale di Mindana. Il conflitto fra i gruppi islamici e l’esercito delle Filippine, paese a maggioranza cattolica, dura ormai da 40 anni e ha causato almeno 120 mila morti. L’MNLF ha firmato un trattato di pace con il governo nel 1996, rinunciando all’indipendenza a favore della formazione di una regione autonoma. Tuttavia le trattative non furono accettate da un ramo armato del movimento, il Fronte islamico di liberazione Moro (MILF) che si è distaccato dal MNLF nel 1984 proseguendo la lotta armata fino al 2012, anno in cui ha avviato a sua volta dei negoziati con il governo da cui però il MNLF è rimasto escluso. Il leader del MNLF ha detto che il nuovo accordo rimette in discussione il patto del 1996 e potrebbe portare a nuove violenze, come di fatto è avvenuto.
Le autorità delle Filippine hanno detto che gli scontri sono iniziati lunedì 9 settembre: diverse centinaia di uomini armati e con le uniformi del MNLF hanno tentato di entrare in città per issare la loro bandiera sul municipio e dichiarare l’indipendenza dal governo nazionale. Un portavoce del Fronte Nazionale di Liberazione Moro, Emmanuel Fontanilla, ha spiegato a una radio locale che i ribelli avevano cercato di marciare pacificamente per la città, ma sono stati attaccati dalle forze governative. Da tre giorni proseguono dunque gli scontri. Il porto della città è fermo, molte persone tentano di lasciare l’isola sulle loro barche, i voli sono stati cancellati, le scuole e gli uffici pubblici sono chiusi.