Tre cose sulla guerra
Ernesto Galli della Loggia spiega che un conto è odiarla e un conto è pretendere di eliminarla dal mondo
Nel suo editoriale sul Corriere della Sera di oggi, Ernesto Galli Della Loggia parte dall’appello incondizionato alla pace che in questi giorni sta promuovendo papa Francesco per parlare dei “tre grandi ordini di problemi” che quella posizione solleva.
Quale persona ragionevole può preferire la guerra alla pace? Non stupiscono dunque i vasti consensi che alla luce di un possibile intervento militare americano in Siria ha ricevuto l’appello del Papa contro la guerra. Appello che, si badi, non evoca affatto l’argomento che in questo specifico caso la guerra sarebbe ingiustificata (cioè «non giusta»), ma esprime semplicemente un reciso e totale no alla guerra. Proprio questo carattere generale e programmatico dell’appello papale alla pace – oggi in palese sintonia con un orientamento profondo proprio dello spirito pubblico dell’intera Europa continentale – solleva però almeno tre grandi ordini di problemi, che sarebbe ipocrita tacere.
l) L’ostilità di principio alla guerra (fatto salvo, immagino, il caso di una guerra di pura difesa, tuttavia non facilmente definibile: la guerra dichiarata dalla Gran Bretagna e dalla Francia alla Germania nel 1939, per esempio, era di difesa o no?) cancella virtualmente dalla storia la categoria stessa di «nemico» (e quella connessa di «pericolo»). Cioè di un qualche potere che è ragionevole credere intento a volere in vari modi il nostro male; e contro il quale quindi è altrettanto ragionevole cercare di premunirsi (per esempio mantenendo un esercito). Chi oggi dice no alla guerra è davvero convinto che l’Europa e in genere l’Occidente non abbiano più nemici? E se pensa che invece per entrambi di nemici ve ne siano, che cosa suggerisce di fare oltre a essere «contro la guerra»?
(continua a leggere sul sito del Corriere)
Foto: JOSEPH EID/AFP/Getty Images