I Paesi Bassi sono responsabili di tre morti a Srebrenica
Lo ha stabilito la Corte suprema aggiungendo nuovi elementi a una delle vicende più controverse della guerra in Bosnia ed Erzegovina
La Corte suprema dei Paesi Bassi, con sede all’Aja, ha stabilito venerdì 6 settembre che lo stato olandese è responsabile della morte di tre musulmani bosniaci uccisi durante la strage di Srebrenica, nel luglio 1995, nonostante i soldati olandesi facessero parte della missione delle Nazioni Unite.
In un comunicato, la Corte ha spiegato il contesto della decisione e ha fornito qualche dettaglio sulla vicenda. Le tre persone – al centro di due casi giudiziari distinti ma simili – avevano cercato rifugio nella base del battaglione olandese nei pressi di Srebrenica. Era stato ordinato loro di lasciarla il 13 luglio 1995, due giorni dopo la caduta dell’enclave di Srebrenica nelle mani dell’esercito serbo-bosniaco e dei gruppi paramilitari collegati: morirono nel massacro dei giorni successivi, in cui furono uccisi migliaia di civili musulmani.
Il primo caso riguarda Ibro Nuhanović, sua moglie Nasiha e il figlio Muhamed, rispettivamente padre, madre e fratello di un interprete delle Nazioni Unite di nome Hasan Nuhanović che era distaccato alla base olandese nella località di Potočari. Mentre Hasan si trovava sulla lista del personale locale che poteva essere evacuato con il battaglione, i suoi parenti non ne facevano parte e per questo motivo venne loro ordinato di lasciare la base. Il padre e il fratello vennero uccisi, così come Rizo Mustafić, un dipendente della municipalità di Srebrenica che lavorava come elettricista alla base e che fu ugualmente obbligato a lasciarla il 13 luglio.
Il comunicato spiega brevemente anche la questione dal punto di vista giuridico: la Corte doveva decidere se la responsabilità del comportamento del battaglione olandese fosse attribuibile allo Stato, in base alla legislazione internazionale. Ha deciso di sì perché, nonostante la missione si svolgesse sotto la guida delle Nazioni Unite, i Paesi Bassi avevano “il controllo effettivo” dei militari.
La Corte suprema ha anche dato ragione alla Corte d’appello, secondo cui la legge della Bosnia-Erzegovina si può applicare nel giudizio di questo caso. In caso contrario, ha detto, “non ci sarebbe alcun modo per i tribunali di avere giurisdizione sulla condotta di un gruppo militare nel contesto di una missione di pace” e questo principio, “secondo la Corte suprema, è inaccettabile”.
La decisione di oggi della Corte suprema olandese ha confermato i giudizi di colpevolezza emessi dalla Corte d’appello dell’Aja nel 2011 e nel 2012. Quando il giudice Floris Bakels ha letto la sentenza, i parenti dei tre uomini presenti in aula hanno cominciato a piangere e si sono abbracciati, scrive BBC, che aggiunge che i familiari potranno ora chiedere un risarcimento allo stato olandese. Molte agenzie di stampa dicono che questa decisione potrebbe aprire la strada a molte richieste di risarcimento e influenzare la partecipazione degli stati alle missioni di peacekeeping.
Il comportamento del battaglione olandese presente a Srebrenica è uno degli aspetti più discussi nella ricostruzione della strage e ha portato a una sorta di dramma nazionale nel paese, con accuse di incompetenza e codardia ai militari che partecipavano alla missione di pace. Il governo del primo ministro laburista Wim Kok si dimise nel 2002 dopo che un istituto governativo documentò i gravi errori commessi dalle autorità olandesi e delle Nazioni Unite nel gestire la situazione, tra cui il rifiuto di fornire supporto aereo.
Migliaia di musulmani bosniaci si rifugiarono nella base del contingente olandese dopo che l’area di Srebrenica venne occupata dalle forze serbo-bosniache al comando di Ratko Mladic, l’11 luglio 1995. Impreparati, poco armati e in molti casi temendo per le proprie vite, i soldati olandesi assistettero e in alcuni casi collaborarono mentre i serbo-bosniaci dividevano gli uomini dalle donne, fatti uscire dalla base su pressione dei soldati di Mladic, e caricavano poi i primi su camion che li avrebbero portati ai luoghi del massacro dei giorni successivi. Si stima che circa ottomila persone furono uccise, il numero più alto in tutta Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. I tre uomini al centro del caso giudiziario furono tra gli ultimi a essere espulsi: i giudici hanno scritto che il battaglione olandese aveva già assistito a violenze nei confronti dei civili e non avrebbe dovuto farli uscire.
Foto: Un servizio funebre per i morti di Srebrenica a Potočari, Bosnia-Erzegovina, 10 luglio 2013.
(ELVIS BARUKCIC/AFP/Getty Images)