Cosa sta succedendo con Berlusconi
Quali sono i tempi, che cosa chiede il PdL, come funziona la giunta da cui si aspetta un parere prima del voto al Senato sulla decadenza
Passato il momento dell’IMU – ma a esser pignoli parecchie cose devono ancora essere decise entro il prossimo 15 ottobre – il tema politico al centro del dibattito politico e mediatico italiano è tornato a essere il destino di Silvio Berlusconi dopo la condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset. La questione è la decadenza di Berlusconi dal suo seggio in Senato e le eventuali conseguenze sulla tenuta del governo.
Il PdL e Silvio Berlusconi hanno presentato nei giorni scorsi un sacco di opinioni e interpretazioni contrarie alla decadenza di Berlusconi dal seggio. Altre iniziative sono state prese per rimandare il voto definitivo della giunta sulla base di una serie di considerazioni tecniche e questa sembra la linea difensiva principale.
Le date in giunta
Mercoledì 7 agosto si è riunita la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato per occuparsi della cosiddetta “verifica dei poteri” nelle elezioni dei senatori del Molise. Il tema sembra inoffensivo ma il punto è che Berlusconi alle scorse elezioni era candidato in tutte le regioni e ha optato proprio per un seggio in Molise.
La giunta deve occuparsi di Berlusconi perché, a causa della legge Severino della fine del 2012, la condanna di Berlusconi è motivo di incandidabilità e incompatibilità con l’incarico di parlamentare: Berlusconi dovrebbe decadere dal seggio, in altre parole smettere di essere parlamentare. A questo scopo serve però il voto della sua camera di appartenenza, cioè il Senato, dopo una discussione nella giunta delle elezioni da cui deve uscire un parere non vincolante votato a maggioranza.
La giunta ha deciso di affidare la relazione sul caso dei senatori eletti in Molise – cioè su Berlusconi, uno dei due eletti nella regione – al parlamentare del PdL Andrea Augello. La prossima udienza, quando Augello presenterà la sua prima relazione, è stata fissata per il 9 settembre, una delle date che è segnalata come decisiva in questi giorni.
I numeri e gli schieramenti
La giunta è formata da 8 senatori del PD, 6 del PdL, 4 del M5S e altri cinque senatori, ed è presieduta da Dario Stefàno di SEL: sono 23 senatori in tutto. PD, SEL e M5S – totale 13 membri che fanno maggioranza – hanno già detto che voteranno per l’incandidabilità, mentre le posizioni dei membri di Scelta Civica, Grandi Autonomie e Libertà, Südtiroler Volkspartei e Lega Nord, che hanno un senatore a testa nella giunta, sono meno sicure.
Che cosa vuole il PdL
Nelle ultime settimane gli esponenti del PdL sono stati divisi dai mezzi di comunicazione in “falchi” e “colombe”: la differenza è banalmente quella tra chi dice che un’eventuale decadenza di Berlusconi deve far cadere subito il governo – facendo venir meno l’alleanza della maggioranza – e chi invece ne è meno convinto. Una linea chiara del PdL sulle condizioni del sostegno al governo non c’è: l’unica cosa su cui tutto il centrodestra è d’accordo è che Berlusconi non debba essere dichiarato ineleggibile.
Si sono a questo proposito sentite richieste molto diverse, alcune delle quali con l’obiettivo di ritardare i tempi delle decisioni della giunta. Martedì 3 settembre, ad esempio, il capogruppo del PdL al Senato Renato Schifani ha chiesto che i membri della giunta che hanno già detto come sono intenzionati a votare siano per questo sostituiti (il presidente del Senato Pietro Grasso gli ha risposto che non è possibile). In precedenza si è parlato di un’eventuale grazia a favore di Berlusconi – che cancellerebbe la condanna e dunque risolverebbe anche la questione dell’incandidabilità – ma che non sembra plausibile almeno in tempi rapidi.
Al di là delle proposte più fragili, si parla con più concretezza di due modi principali con cui Berlusconi potrebbe evitare la decadenza dalla carica di senatore: il primo riguarda l’interpretazione della legge Severino, mentre il secondo è un eventuale ricorso alla Corte di giustizia europea.
Gli argomenti della difesa
Sull’interpretazione della legge Severino, che è entrata in vigore alla fine del 2012, e sulla sua retroattività, sembra ci sia una questione non così chiara dal punto di vista giuridico, secondo diversi pareri autorevoli che sono stati pubblicati in questi giorni. Il problema è se, per applicarla a un condannato, si debba tener conto della data della sentenza oppure del periodo in cui sono stati commessi i reati. Nel secondo caso, Berlusconi non rientrerebbe nei casi previsti dalla legge.
Il 28 agosto Silvio Berlusconi ha presentato una serie di pareri difensivi in cui si chiedeva che il compito di decidere sull’interpretazione della legge Severino venisse affidato alla Corte Costituzionale: fino ad allora, sostenevano i pareri legali, i lavori della giunta delle elezioni dovrebbero essere sospesi. È possibile che i membri del PdL in giunta adottino proprio questa linea e chiedano quindi un rinvio, per evitare di arrivare subito al voto “di merito” (in cui è quasi sicuro che PD-SEL-M5S voteranno per l’incandidabilità). Un esponente del PD, l’ex magistrato Luciano Violante, ha detto che si tratta di una richiesta “ammissibile”, suscitando diverse polemiche nei giorni scorsi e robuste critiche anche tra i suoi colleghi di partito. Ma nelle ultime ore la fondatezza di questa obiezione di costituzionalità sembra essere diventata più debole.
Nella stessa serie di pareri difensivi, Berlusconi ha annunciato anche un ricorso contro la sentenza definitiva alla Corte Europea dei diritti dell’uomo “per violazione dell’articolo 7 della Carta Europea per i Diritti dell’Uomo“, quello che stabilisce appunto la non retroattività della pena. Ma il ricorso si concluderà in qualche anno e nel frattempo non c’è nessun obbligo di attendere le decisioni della Corte Europea. E naturalmente il ricorso europeo non può riguardare l’incandidabilità prima che sia decisa.
Che cosa succede dopo il 9 settembre
Secondo il regolamento della giunta per la verifica dei poteri, la relazione di Augello può proporre tre cose diverse: la convalida dell’elezione; la contestazione dell’elezione; oppure può scegliere di non decidere e di formare un apposito Comitato inquirente, che svolga altre indagini e possa sentire l’interessato, o proporre altre ragioni di rinvio. Poi la giunta dovrebbe arrivare a una nuova decisione. Qualunque decisione esca dalla giunta, c’è comunque bisogno di un voto parlamentare che la confermi o la respinga.
È possibile, e anzi realistico, che la relazione di Augello sia bocciata: la giunta non vota sulla questione della decadenza se non è contenuta nella relazione. In questo caso, il relatore verrà sostituito, con un altro la cui relazione tenga conto della bocciatura precedente. È probabile quindi che la relazione di Augello costituisca solo una tappa e un momentaneo rallentamento dell’iter del voto sulla decadenza in giunta. In un’intervista pubblicata ieri sull’Unità, il presidente Dario Stefàno (SEL) ha detto che la giunta si esprimerà sulla relazione di Augello “entro la fine della prossima settimana”. La maggior parte dei membri della Commissione si è detta orientata a rispettare tempi piuttosto rapidi.
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