La bozza del Congresso sulla Siria
Una prima proposta per Obama prevede un intervento militare al massimo di tre mesi e nessun soldato sul territorio
Un gruppo di senatori della Commissione per le relazioni estere del Senato statunitense ha concordato la bozza di una prima risoluzione a sostegno dell’intervento militare degli Stati Uniti in Siria, per rispondere alla richiesta del presidente Obama di un’autorizzazione in questo senso. La bozza impone un limite di due mesi per la durata delle operazioni militari e vieta l’invio di soldati statunitensi sul territorio. Nel documento si dice che Obama potrà estendere di altri 30 giorni le operazioni militari a patto di ricevere indicazioni specifiche in questo senso dal Congresso.
L’attuale bozza non è ancora la mozione che sarà discussa a partire dalla prossima settimana dai membri del Congresso, ma dà una prima idea di cosa potrebbe essere deciso durante il dibattito. Il presidente russo Vladimir Putin, intanto, ha messo in guardia l’Occidente sulle conseguenze di un possibile attacco, ma non ha escluso che la Russia possa dare il proprio consenso al Consiglio di sicurezza dell’ONU nel caso in cui sia effettivamente dimostrato l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano.
La bozza della risoluzione sull’intervento statunitense in Siria, diffusa dall’agenzia AFP, è iniziata a circolare poco dopo la fine della lunga audizione di martedì 3 settembre davanti alla Commissione del Segretario di stato John Kerry, del ministro della Difesa Chuck Hagel e del generale Martin Dempsey, il capo dello Stato maggiore congiunto. Kerry ha ripetuto che ci sono prove oltre ogni ragionevole dubbio sul fatto che il regime del presidente siriano, Bashar al Assad, abbia utilizzato armi chimiche durante l’attacco a est di Damasco del 21 agosto scorso. Ha chiarito che Obama non sta chiedendo al Congresso di iniziare una guerra, ma solo di mandare un chiaro messaggio alla Siria e al resto del mondo sul fatto che gli Stati Uniti prendono molto seriamente il tema delle armi chimiche.
Kerry ha ricordato che questo “non è il momento per fare gli isolazionisti, non è il momento per essere spettatori di un massacro”. Ha poi concluso dicendo che un voto contrario del Congresso sull’intervento militare sarebbe disastroso. Hagel ha ricordato che senza un intervento sarebbe messa a rischio la credibilità internazionale degli Stati Uniti sul piano della sicurezza, “compreso l’impegno del presidente per impedire all’Iran di dotarsi di un’arma atomica”.
Martedì Obama ha incontrato alla Casa Bianca alcuni dei principali leader del Congresso, confermando che un’azione militare limitata è necessaria per ridurre le capacità dell’esercito siriano. Il presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano John Boehner, ha detto di essere a favore della decisione di Obama ricordando che solo gli Stati Uniti avrebbero la forza e la capacità per fermare Assad. Boehner si è poi appellato ai suoi colleghi al Congresso chiedendo che diano il loro sostegno a un intervento. Anche il repubblicano Eric Cantor, il leader della maggioranza alla Camera, ha detto di essere a favore dell’azione militare proposta da Obama, che sta per iniziare una visita ufficiale in Svezia e successivamente si recherà in Russia per partecipare al G20.
Negli Stati Uniti, intanto, il resto dell’amministrazione a partire da Kerry avrà il compito di continuare a fare pressioni sul Congresso e soprattutto convincere l’opinione pubblica. I parlamentari sono ancora divisi sul da farsi e secondo i sondaggi più recenti, sei statunitensi su dieci sono contrari a un intervento militare. Martedì il presidente francese François Hollande ha confermato di essere favorevole e disposto a partecipare a un attacco contro la Siria, ma ha chiarito che in mancanza di un voto favorevole del Congresso statunitense “la Francia non agirebbe da sola”.
Mentre le Nazioni Unite proseguono le loro indagini su che cosa è accaduto in Siria il 21 agosto, il Segretario generale Ban Ki-moon ha ricordato che l’uso della forza è legittimo solo per autodifesa o nell’ambito di una autorizzazione da parte del Consiglio di sicurezza. Ban ha anche ribadito che l’uso della forza in Siria potrebbe destabilizzare ulteriormente il paese, aggravando la guerra civile e ponendo nuovi pericoli per la popolazione. Russia e Cina sono contrarie a un intervento militare, ma come ha spiegato il presidente russo Putin, la Russia potrebbe cambiare la propria posizione ed essere favorevole a un intervento guidato dall’ONU se fosse dimostrato con assoluta certezza l’utilizzo di armi chimiche da parte di Assad.