Le tre idee di Bezos sul Washington Post
Sono quelle che hanno funzionato con Amazon, ha spiegato in un'intervista al giornale che si è comprato
«Abbiamo avuto tre grandi idee per Amazon – che abbiamo ancora in mente da 18 anni – e questo è il motivo del nostro successo. Mettere il cliente al primo posto. Innovare. Ed essere pazienti. Se sostituisci “cliente” con “lettore” questo tipo di approccio può essere vincente anche al Washington Post»
Jeff Bezos, il proprietario e fondatore della società di e-commerce Amazon, ha rilasciato ieri la sua prima intervista al Washington Post, dopo averlo comprato il mese scorso per circa 250 milioni di dollari. Bezos aveva subito chiarito alcune cose riguardo al suo futuro ruolo in azienda – per esempio aveva detto che il suo «lavoro quotidiano» continuerà ad essere quello di capo di Amazon – ma è la prima volta che parla (seppure in maniera piuttosto generica) dei suoi progetti legati al giornale. Domani mattina Bezos farà una prima visita alla redazione e nel pomeriggio incontrerà tutti i redattori del Post, con i quali terrà una sorta di assemblea.
Bezos ha detto di «leggere regolarmente» il New York Times, il Wall Street Journal e il Washington Post, sebbene da ragazzo non avesse una passione specifica per il giornalismo: «amavo semplicemente la parola scritta, in ogni sua forma». Bezos ha raccontato poi di aver pensato per molto tempo all’acquisto del giornale, prima di fare un’offerta: «dovevo convincermi di avere davvero qualcosa di mio con cui contribuire».
Quando gli hanno chiesto quali saranno i suoi primi provvedimenti da capo del giornale, Bezos ha risposto di non saperlo: «nella mia esperienza l’innovazione avviene tramite il lavoro di gruppo: non esiste nessun genio solitario che scopre la formula magica e poi la comunica a tutti gli altri. Studi, discuti, ti confronti con gli altri e le risposte cominciano ad emergere». Per quanto riguarda i tempi, invece, Bezos dice che «nulla avviene velocemente, in questi casi. E per “velocemente” io intendo anni. Puoi sviluppare teorie e ipotesi, ma non sai come reagiranno i lettori. L’importante sarà sperimentare quanto più possibile, da subito».
Nei giorni successivi all’acquisto in molti si erano chiesti come sarebbe cambiato il modo di fare giornalismo del Washington Post, che negli anni si è costruito una solida reputazione mondiale di quotidiano che ospita inchieste importanti e affidabili (a cominciare dal caso Watergate, lo scoop per antonomasia): «il Post è famoso per questo, ma poi in quattro minuti un sacco di altri siti sintetizzano il pezzo e lo rendono disponibile, gratis, per chiunque. Il problema sarà questo, tentare di fare soldi da questa attività sapendo di trovarsi in un contesto del genere. Il lettore dovrà farsi questa domanda: “perché devo pagarti per tutto quel lavoro giornalistico quando posso avere le stesse cose, gratis, da un altro sito?”».
Aggiunge Bezos: «Sono ottimista per natura. [Quando ho comprato il giornale] mi è stato detto che stavo commettendo un errore, che il problema non è risolvibile, ma io non lo penso. Ci vuole solo un po’ di tempo, pazienza e voglia di sperimentare».
foto: AP Photo/Reed Saxon