Come vanno le cose in Sri Lanka
Non bene, dice l'Alto commissario ONU per i diritti umani, che ha visitato le zone dove fino al 2009 si è combattuta la guerra civile
Sabato 31 agosto durante una conferenza stampa a Colombo, capitale dello Sri Lanka, l’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani Navi Pillay ha criticato duramente il governo del paese e ha detto che la democrazia negli ultimi anni è stata “indebolita” e lo stato di diritto “eroso”.
Pillay ha tenuto il suo discorso (qui la trascrizione pubblicata sul sito della missione ONU nel paese) al termine di una visita ufficiale in Sri Lanka durata una settimana – la più lunga mai fatta da Pillay in un singolo paese – durante la quale ha incontrato il presidente del paese Mahinda Rajapaksa e diversi membri del governo. Ha potuto muoversi liberamente nelle zone a nord e a est del paese, di fatto occupate dai militari, e ha visitato il villaggio di Mullivaikkal, il luogo della battaglia finale della guerra civile.
Anche se ha riconosciuto i grandi passi avanti nella ricostruzione delle zone colpite dalla guerra civile terminata nel 2009 – ci sono nuove strade e scuole, ha detto, e la gran parte dei circa 450 mila profughi interni sono tornati a casa – l’Alto commissario ha aggiunto però che in quelle aree continuano a esserci gravi limitazioni alle libertà personali, nel rispetto dei diritti umani e nello stato di diritto.
I problemi, ha continuato, vengono principalmente dalla continua militarizzazione delle province in cui si è combattuta la guerra civile e dalle restrizioni che il governo ha posto nell’attività delle organizzazioni non governative. Pillay ha anche criticato il governo per gli scarsi passi avanti nelle indagini sui casi di sparizioni ed esecuzioni sommarie avvenute in tutto il paese, e ha ripetuto la richiesta di una commissione indipendente di indagine sui crimini di guerra durante le guerra civile (una richiesta che il governo dello Sri Lanka respinge con forza da anni).
Pillay ha detto che è potuta andare dove voleva nelle zone di guerra e parlare con chiunque, anche se ha visto che le persone che la incontravano venivano spesso intimidite e minacciate dalle forze di sicurezza. Diverse ONG hanno dichiarato che, dalla fine della guerra, i militari hanno confiscato molti ettari di terra agli abitanti della zona colpiti dalla guerra e hanno cominciato a gestire autonomamente diverse imprese agricole.
L’inviata di BBC a Ginevra Imogen Foulkes ha definito la dichiarazione dell’Alto commissario “sorprendentemente diretta”. Il prossimo novembre è in programma a Colombo una riunione del Commonwealth – l’organizzazione internazionale dei paesi dell’ex impero britannico – e il Canada ha chiesto un boicottaggio per protestare contro il peggioramento delle condizioni della democrazia nel paese e le responsabilità del governo.
Fino al 2009 si è combattuta in Sri Lanka una violenta guerra civile, durata quasi trent’anni, che ha causato la morte di almeno centomila persone. Ma l’attenzione della comunità internazionale è concentrata da anni sugli ultimi mesi della guerra, in cui l’esercito governativo ha stroncato l’ultima resistenza militare delle cosiddette Tigri Tamil (LTTE) uccidendo molti civili: il numero non è mai stato definito con certezza e le stime variano tra i 9 mila morti ammessi dal governo fino a ben oltre le 40 mila stimate da un’indagine delle Nazioni Unite. Dalla fine del conflitto, le province del nord e dell’est del paese sono sotto il diretto controllo militare.
Navi Pillay ha definito “gravemente scorrette e profondamente offensive” le accuse che le sono state rivolte di schierarsi pregiudizialmente a favore delle Tigri Tamil a causa di una sua ascendenza da quell’etnia, accuse che sono state ripetute nelle ultime settimane anche da alcuni membri del governo. Ha ripetuto la sua condanna dell’operato dell’LTTE e ha detto di essere sudafricana – paese dove ha sempre risieduto prima dell’inizio della sua carriera diplomatica – “e fiera di esserlo”.
– Lo Sri Lanka in un mare di guai, di Carlo Pizzati
Foto: Navi Pillay a Colombo, Sri Lanka, 25 agosto 2013.
(Ishara S.KODIKARA/AFP/Getty Images)