Atlantic City non è più Atlantic City
Negli ultimi anni le entrate dei casinò sono diminuite del 40 per cento, e la città sta cercando di cambiare immagine
La scorsa settimana il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo su Atlantic City, una città americana del New Jersey di circa 40.000 abitanti, celebre per i suoi casinò e le sale di gioco d’azzardo: secondo i dati pubblicati dal Post le entrate complessive dei casinò della città sarebbero calate del 40 per cento rispetto al 2007, quando erano state di circa 5,2 miliardi di dollari (cioè quasi 4 miliardi di euro). Poiché la quasi totalità dell’economia locale si basa attorno al gioco d’azzardo, molti abitanti di Atlantic City sono oggi in difficoltà: si stima che circa un terzo di loro viva sotto la soglia della povertà.
Secondo il Post le difficoltà di Atlantic City sono dovute al fatto che ha la fama di essere un posto piuttosto malfamato, e che molte città nelle vicinanze – generalmente considerate meno pericolose – si sono attrezzate per attirare i giocatori d’azzardo, costruendo nuove sale da gioco. Nel Maryland, dove nell’ultimo anno i profitti legati al gioco sono triplicati, sta per aprire una nuova, enorme sala da poker con 52 tavoli da gioco – mentre il Revel, una struttura simile inaugurata l’anno scorso ad Atlantic City, ha dichiarato bancarotta pochi mesi fa.
Si è tentato di risolvere il problema della criminalità chiudendo i molti banchi dei pegni che erano sorti negli anni, e costruendo invece parchi naturali e nuovi quartieri residenziali. Il governatore del New Jersey Chris Christie ha creato un’Agenzia per lo sviluppo dei casinò, finanziata da tutti quelli presenti in città con parte delle loro entrate. Ci ha messo a capo John Palmieri, un esperto di riqualificazione urbana: secondo Palmieri l’agenzia, più che del business del gioco d’azzardo, si sta occupando di «ricreare il brand di Atlantic City come una destinazione turistica di importanza nazionale».
Negli ultimi mesi, per esempio, è stato riaperto il lungomare, che era diventata un’area piuttosto degradata: fino a pochi anni fa infatti i casinò impedivano ai giocatori la vista del mare, nella speranza che rimanessero a giocare all’interno dell’edificio più tempo possibile. Oggi moltissime sale da gioco hanno invece un accesso diretto al lungomare, e sono sorti diversi ristoranti e bar sulla spiaggia. Sono stati poi aperti negozi, locali notturni, spazi per concerti e un campo da beach volley. Liza Cartmell, a capo di un’associazione no-profit che cura l’immagine di un consorzio di casinò della città, ha detto che «stiamo cercando di cambiare la vecchia sensazione che qua in giro non ci sia niente da fare».
foto: SAUL LOEB/AFP/Getty Images