Il Portogallo va meglio, esportando
Ma per alcuni i dati incoraggianti sono stagionali, e ieri la Corte Costituzionale ha bocciato una legge di taglio dei costi del Governo
Dopo due anni e mezzo di recessione, l’economia portoghese sta vivendo in questo periodo una fase di crescita: nel secondo trimestre, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è cresciuto dell’1,1 per cento, rispetto al meno 0,4 per cento del trimestre precedente. Come indicano i dati pubblicati recentemente dall’Istituto Nazionale di Statistica portoghese (INE), la crescita del ciclo produttivo è stata favorita soprattutto da una crescita nelle esportazioni, tra aprile e giugno, il 6,3 per cento in più rispetto al trimestre precedente. Il governo ha celebrato i dati come un ottimo risultato.
Molte aziende portoghesi hanno deciso di puntare sulle esportazioni, per compensare il calo costante dei consumi interni. I produttori sono stati costretti a trovare nuove strategie e la maggior parte ha deciso di investire nelle nuove tecnologie, per cercare di attirare clienti dall’estero. Il New York Times ha raccontato la storia di una di queste aziende, la Herdade de Manantiz, un’azienda familiare che da 127 anni produce olio di oliva. La Manantiz possiede circa 30mila ulivi, piantati su una superficie di circa 529 ettari di terra nella zona di Moura, una delle più aride del sud del Portogallo.
Nel febbraio scorso i dirigenti dell’azienda hanno installato il primo impianto di irrigazione, con un investimento di circa 197mila euro, con lo scopo di quadruplicare la produzione. Le prime vendite all’estero sono state fatte a maggio a un rivenditore brasiliano che ha acquistato 504 bottiglie d’olio, ha raccontato António Morais de Almeida, della quinta generazione della famiglia che ha fondato e ancora gestisce la Manantiz. A causa della crisi economica e per il fatto, soprattutto, di non poter svalutare l’euro, molte aziende europee hanno trovato grosse difficoltà a vendere i propri prodotti all’estero negli ultimi anni, dovendo affrontare la concorrenza di paesi che praticano ciclicamente delle svalutazioni alla propria moneta.
I dirigenti della Manantiz hanno spiegato che per far fronte alla concorrenza con le aziende dei mercati emergenti hanno deciso di puntare su un prodotto di maggior qualità, aumentando i prezzi dell’olio: la prima spedizione inviata in Brasile è stata venduta a poco più di 19 euro a bottiglia, quattro volte di più del prezzo delle bottiglie vendute in Portogallo.
Miguel Morale de Almeida, altro membro della famiglia proprietaria di Manantiz, ha raccontato che l’azienda avrebbe voluto installare l’impianto di irrigazione ancora prima di quando è stato fatto, ma questo non è stato possibile perché le banche portoghesi non le hanno concesso prestiti negli ultimi anni. Alla fine, l’azienda è riuscita a ottenere dei fondi europei e alcuni sussidi statali destinati all’agricoltura, che hanno permesso di coprire circa il 40 per cento dei costi.
Nel 2008, all’inizio della crisi finanziaria mondiale, le esportazioni delle aziende portoghesi che producevano olio d’oliva erano diminuite del 9 per cento in un anno, mentre nel 2012 sono aumentate del 20 per cento rispetto al 2011. Mariana Matos, segretario generale di Casa do Azeite – un organismo governativo che si occupa di studi di settore – ha detto che negli ultimi cinque anni in Portogallo sono stati coltivati circa 200mila ettari di campi di ulivi, anche grazie agli investimenti di alcune aziende estere, soprattutto spagnole, italiane e svizzere.
I dati del secondo trimestre dell’economia portoghese sono risultati positivi anche per fattori stagionali, come il turismo (molti stranieri hanno preferito la regione dell’Algarve al tormentato Nordafrica) e l’aumento del prezzo del petrolio. Le esportazioni di carburante sono aumentate del 37 per cento, anche grazie agli investimenti fatti nella raffineria del porto di Sines. I risultati nelle esportazioni hanno inciso anche sui dati della disoccupazione, che nel secondo trimestre è diminuita al 16,4 per cento, rispetto al 17,7 per cento del trimestre precedente. Si tratta del primo calo in due anni.
La situazione dell’economia portoghese rimane comunque precaria e secondo le previsioni, il 2013 si concluderà con una diminuzione del PIL negativa. Inoltre, il governo guidato da Pedro Passos Coelho – a capo di una coalizione di centrodestra – dovrebbe approvare nei prossimi mesi nuove misure d’austerità, per rispettare gli impegni di deficit e di bilancio, ma sta trovando difficoltà e giovedì la Corte Costituzionale ha bocciato una legge che avrebbe dovuto favorire i tagli nel pubblico impiego. Fino a oggi sono state approvate norme che hanno portato a un aumento generalizzato delle tasse sul reddito e sui consumi, a una diminuzione delle retribuzioni del pubblico impiego e un taglio alle spese di sanità e istruzione: ma il mese scorso su nuove norme di austerità il governo aveva rischiato di cadere. Secondo alcuni economisti – intervistati dal New York Times – il Portogallo si sta avvicinando a una fine della fase recessiva, ma non ne è di certo ancora fuori: per l’Economist quelli estivi sono piccoli segnali, ma segnali benvenuti. Altri commentatori sono ancora più diffidenti di questa prospettiva, e sottolineano il carattere occasionale dei risultati estivi.
Foto: una donna in un supermercato di Lisbona, luglio 2013 (AP Photo/Francisco Seco)