Quattro politici sudcoreani accusati di tradimento
Sono di un partito di estrema sinistra: si torna a discutere del ruolo dei servizi segreti nella politica del paese e dei rapporti con la Corea del Nord
I servizi segreti sudcoreani hanno perquisito gli uffici di un parlamentare dell’opposizione di estrema sinistra e di altri membri del suo partito, arrestando tre di loro con l’accusa di tradimento e cospirazione con l’obiettivo di rovesciare il governo: l’episodio ha riportato al centro del dibattito il ruolo dei servizi segreti nella vita politica sudcoreana e i rapporti difficili con l’opposizione più di sinistra nel paese.
I quattro politici sono tre responsabili locali e un parlamentare del Partito Progressista Unito (PPU), formato nel 2011 dall’unione di alcuni gruppi alla sinistra del principale partito di opposizione sudcoreano, il Partito Democratico. Il PPU ha attualmente sei parlamentari.
La stampa sudcoreana ha mostrato le immagini delle perquisizioni ma non ha riportato molte informazioni sulle accuse verso i membri del partito. L’agenzia di stampa nazionale Yonhap, citando fonti dei servizi segreti, ha detto che gli uomini erano coinvolti in un piano per sabotare gli impianti petroliferi e le comunicazioni, “nel caso di una invasione nordcoreana”.
Il PPU ha detto che si tratta di accuse “assurde” e ha accusato il governo di aver organizzato, attraverso i servizi segreti, una “caccia alle streghe dei comunisti”. Le accuse si collegano a un altro scandalo recente: un ex capo dei potenti servizi segreti del paese, Won Sei-hoon, è indagato per aver ordinato a un gruppo di suoi agenti l’organizzazione di una campagna di diffamazione contro una serie di politici, tra cui alcuni avversari dell’attuale presidente Park alle elezioni di dicembre 2012. Le voci messe in giro dagli agenti riguardavano principalmente un segreto sostegno della Corea del Nord da parte dei politici bersaglio.
Il parlamentare al centro delle perquisizioni si chiama Lee Seok-ki ed è uno degli esponenti principali della corrente filo-Corea del Nord all’interno del partito. Lee, un ex attivista del movimento studentesco, fu al centro di un altro episodio controverso nell’estate del 2012: allora propose di sostituire l’inno nazionale sudcoreano con una canzone popolare molto famosa nelle due Coree. Questo episodio, nella sensibilissima opinione pubblica sudcoreana, fu interpretato da alcuni come una mancanza di patriottismo e di rispetto per la storia della Corea del Sud. Lee fu contestato in pubblico al grido di «comunista» e il suo stesso partito fece inutilmente pressioni perché si dimettesse.
Nel 2003, Lee era stato condannato a due anni e mezzo di carcere per aver fatto parte di un’organizzazione sostenuta dalla Corea del Nord e ricevette un’amnistia presidenziale alcuni mesi dopo. In base alla Legge per la Sicurezza Nazionale della Corea del Sud, è vietato appoggiare o collaborare in qualsiasi modo con il vicino settentrionale.
Foto: Lee Seok-ki durante una conferenza stampa a Seul dopo le perquisizioni, 29 agosto 2013.
(AP Photo/Yonhap, Ha Sa-hun)