«Non ci sono prove che Assad sapesse»
Fonti dell'amministrazione USA hanno detto a Reuters che l'attacco chimico è stato compiuto dalle forze governative siriane, ma non è dimostrato che l'ordine venisse da Assad
«No smoking gun», nessuna pistola fumante: è l’espressione che l’agenzia Reuters usa per definire il quadro delle prove sull’attacco chimico vicino a Damasco raccolte dall’intelligence americana contro il presidente siriano Assad. Nessuna prova che l’ordine sia venuto personalmente da Assad, ma la certezza che le armi chimiche siano comunque state usate dalle forze governative del regime siriano.
Secondo le fonti dell’amministrazione Obama ascoltate da Reuters, nel rapporto sull’attacco del 21 agosto, non ancora diffuso pubblicamente, si esprime grande sicurezza sulla responsabilità del regime: «Non è stata un’operazione da banditi». Tra la documentazione ci sono intercettazioni telefoniche e informatiche e campioni raccolti nella zona della strage, ma le prove andrebbero “oltre”.
Una riunione tra i più importanti membri del Congresso americano e alcuni dei maggiori responsabili dell’amministrazione è prevista nella serata di giovedì, per gli aggiornamenti sulle indagini e sulla situazione.