Il copyright su «I have a dream»
La famiglia di Martin Luther King detiene i diritti delle registrazioni del discorso, e la loro riproduzione pubblica è illegale
Oggi ricorrono i 50 anni da quando Martin Luther King, il più celebre leader delle battaglie per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti, fece il famoso discorso che cominciava con «I have a dream», al termine di una grandissima marcia di protesta a Washington, il 28 agosto 1963. Nel corso degli anni il testo di quel discorso è stato trascritto e tradotto in moltissime lingue, sebbene per una questione giudiziaria che va avanti da anni sia molto complicato ascoltare o vederne spezzoni video. La trascrizione del testo è invece disponibile dagli archivi di Stato americani e quindi fruibile gratuitamente (la trovate qui in inglese e qui in una traduzione in italiano).
Nel dicembre del 1963, pochi mesi dopo aver tenuto il discorso, King fece causa a due società americane – la Twentieth Century Fox Records Company e la Mister Maestro Inc. – che vendevano la registrazione del discorso senza la sua autorizzazione: il giudice diede ragione a King e gli assegnò la proprietà intellettuale del discorso. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1968, i diritti passarono alla sua famiglia, che li detiene tuttora.
I primi problemi sorsero nel 1999, quando dopo molti anni di libera diffusione del video e del testo del discorso la famiglia King decise di fare causa alla rete televisiva americana CBS per averne usato alcuni spezzoni durante un documentario televisivo. In una seduta di appello del processo, il giudice dichiarò che anche se il discorso di King si era svolto in pubblico la sua riproduzione audio e video fu diffusa dai mezzi di informazione giornalistici – e quindi secondo il Copyright Act del 1909 non poteva essere considerato di pubblico dominio. Per poter essere tale il video avrebbe dovuto essere fruibile in maniera esplicitamente pubblica (per esempio attraverso la distribuzione gratuita di copie delle registrazioni da parte di King).
Nel 2000 la CBS decise di patteggiare prima di arrivare alla sentenza definitiva, e la piega che aveva preso il processo scoraggiò molti a intentare una causa per rendere di pubblico dominio la registrazione del discorso. Joseph Back, uno degli avvocati della famiglia King, nel 2006 ha detto che la famiglia King «ha sempre facilitato l’accesso a questi dati a scopo educativo e ha incoraggiato le persone interessate a contattare il King Center ad Atlanta». Taylor Branch, uno scrittore americano vincitore del Premio Pulitzer per una biografia in tre libri di Martin Luther King, ha detto di aver recentemente insistito con la famiglia affinché rendesse le registrazioni del discorso di pubblico dominio, ma che la sua proposta è stata rifiutata. Paula Young Shelton, una maestra di una scuola primaria intervistata dal Washington Post, ha raccontato che molti studenti conoscevano molto bene le parole del discorso, ma che solo dopo averlo ascoltato ne furono davvero colpiti: «il modo in cui riusciva a emozionare la gente con la sua voce era incredibile».
Al momento è impossibile per esempio per una televisione o un broadcaster riprodurre legalmente il video del discorso: e l’unico modo per guardare il discorso in versione integrale ed essere sicuri di non violare la legge è acquistarne il DVD dal negozio del King Center (costa 20 dollari, circa 15 euro, ma qualche anno fa erano 10): in alternativa, registrazioni audio o video illegali compaiono spesso su internet, ma solitamente vengono presto rimosse, o sono proposte da siti educativi. Poiché comunque il processo fra la famiglia King e la CBS si concluse prima della sentenza definitiva, non è mai stato definito quali possano essere le circostanze in cui le registrazioni del discorso possano essere diffuse «per un corretto utilizzo», una circostanza prevista dalla legge americana.
Secondo Josh Schiller, un avvocato americano esperto in diritto d’autore contattato dal Washington Post, la definizione del «corretto utilizzo» è però spesso interpretata con molta elasticità dalle corti americane: in generale, è riconosciuto in contesti dove chi diffonde una proprietà intellettuale altrui non trae profitto da essa e contribuisce al «progresso della conoscenza e delle arti». Secondo Schiller le registrazioni possono teoricamente essere utilizzate a scopi celebrativi, certamente «non commerciali, educativi e storici», col rischio però di essere querelati dalla famiglia King.
La proprietà intellettuale del discorso scadrà nel 2038, settanta anni dopo la sua registrazione ufficiale. Nel frattempo la famiglia King nel 2009 ha firmato un accordo con la casa discografica EMI per la gestione dei diritti sulle registrazioni.
foto: AFP/Getty Images