Il decreto sui precari e la pubblica amministrazione
Il governo si muove per ridurre i contratti a tempo determinato nel pubblico, e tagliuzzare auto blu e consulenze
Lunedì 26 agosto il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per intervenire nella gestione e nell’organizzazione della pubblica amministrazione. Il provvedimento era atteso da tempo ed era considerato uno degli ostacoli più facili da superare per il governo. Tra le nuove regole più rilevanti del decreto ci sono modifiche per “ribadire la natura prevalente del contratto a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione”, in parole semplici per ridurre l’uso del lavoro precario nel settore pubblico.
Il nuovo decreto prevede che siano stipulati contratti flessibili nella pubblica amministrazione solo in casi eccezionali, e per rispondere con rapidità a particolari emergenze temporanee. In questo modo, ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia (UdC), si incentiva il ritorno alle assunzioni attraverso il meccanismo dei concorsi pubblici. Almeno in linea teorica, questa soluzione dovrebbe ridurre la creazione di nuovi posti di lavoro precari nei prossimi anni.
Il decreto si occupa anche del problema degli attuali precari, che con il nuovo sistema dovranno essere in qualche modo assorbiti nella pubblica amministrazione in forma stabile. Ai posti con contratto indeterminato si accederà tramite concorso, aperto a tutti i dipendenti precari che hanno lavorato nella pubblica amministrazione per un periodo di tempo complessivo di almeno tre anni negli ultimi cinque anni.
Le nuove regole prevedono una modifica delle vecchie graduatorie per adattarle al piano di stabilizzazione dei precari. Metà dei posti lasciati vacanti nei prossimi anni sarà riservata ai precari, mentre il resto sarà per chi ha già vinto un concorso. D’Alia ha spiegato che il decreto tende a privilegiare le persone che hanno vinto un concorso e che “hanno diritto più degli altri ad un posto fisso perché si sono sottoposti ad un processo meritocratico”.
Per mantenere sotto controllo l’assunzione di nuovi precari in casi eccezionali e per emergenze eventuali saranno effettuate maggiori verifiche, anche se non è ancora del tutto chiaro con quali meccanismi. I dirigenti della pubblica amministrazione che assumono precari saranno direttamente e personalmente responsabili – non è ancora stato spiegato esattamente come – e i contratti potranno essere annullati, nel caso in cui sia riscontrata l’inadeguatezza del contratto a termine.
Il decreto approvato lunedì dal Consiglio dei ministri prevede anche che i dipendenti pubblici in esubero possano andare in pensione con le regole in vigore prima della riforma Fornero fino alla fine del 2015, e non fino al 2016 come era stato ipotizzato in una prima versione del provvedimento. In questo modo si attenuano le differenze di trattamento tra pubblico e privato, contestate soprattutto dagli esponenti del Popolo della Libertà.
Tra le altre cose il decreto introduce nuove norme che, almeno sulla carta, dovrebbero contribuire a razionalizzare le spese. Le consulenze esterne dovranno essere ridotte del 10 per cento e ci saranno tagli del 20 per cento per quanto riguarda le auto di rappresentanza, le cosiddette “auto blu”. Questa soluzione dovrebbe consentire un risparmio intorno ai 320 milioni di euro nel corso del 2014. Il governo ha anche istituto l’Agenzia per la coesione territoriale, con l’obiettivo di organizzare meglio la spesa dei fondi europei, e nuove regole per rendere più semplice il trasferimento di impiegati pubblici verso uffici giudiziari e tribunali, in cui c’è una sensibile carenza di personale.