Le riunioni familiari tra le due Coree
Ricominceranno a settembre: 73 mila persone sono in attesa di poter rivedere i parenti dopo 60 anni
Venerdì 23 agosto i delegati della Corea del Nord e della Corea del Sud hanno deciso di ricominciare un programma umanitario che prevede di far riunire famiglie che sono rimaste separate dalla fine della guerra di Corea, 60 anni fa. Su 73 mila sudcoreani che hanno fatto richiesta, ne sono stati sorteggiati 500: il prossimo settembre 100 famiglie potranno riunirsi in una località turistica della Corea del Nord. A ottobre, invece, altre 40 famiglie potranno incontrarsi in video conferenza.
Questa iniziativa fa parte di una serie di aperture compiute dalla Corea del Nord dopo le tensioni che hanno diviso i due paesi negli ultimi due anni e in particolare dall’inizio del 2013. Nelle ultime settimane sono state riprese alcune iniziative congiunte che erano state abbandonate negli ultimi mesi o anni. Ad esempio il 14 agosto i delegati dei due paesi hanno deciso di riaprire il complesso industriale di Kaesong, chiuso il 3 aprile 2013, dove lavorano operai sud e nord coreani.
La Corea del Nord ha anche deciso di riaprire al turismo l’area delle Montagne Diamante, una serie di complessi turistici aperti tra il 1998 e il 2008, visitati da quasi 2 milioni di sudcoreani. Tra tutti questi programmi, quello per permettere ai familiari di rincontrarsi è di sicuro uno dei più sentiti ed emotivamente coinvolgenti, almeno per l’opinione pubblica della Corea del Sud.
Dal 1985 al 2010, l’ultimo periodo in cui l’accordo è stato in vigore, circa 129 mila sudcoreani hanno fatto richiesta per ottenere la possibilità di ricongiungersi con i loro familiari. In 22 mila vennero accettati nel programma. Oggi nelle liste di attesa ci sono circa 73 mila persone e la metà di loro ha più di ottant’anni: si calcola che circa 2 mila di loro muoiono ogni anno senza aver rivisto le loro famiglie.
La gran parte delle famiglie è stata divisa con la firma dell’armistizio del 1953 che mise fine alla guerra di Corea. Secondo alcune stime il nuovo confine, a cavallo del 38° parallelo che divideva i due paesi prima della guerra, avrebbe separato dai propri familiari circa 2 milioni di persone. A questi, nel corso degli ultimi decenni, se ne sono aggiunti degli altri: si tratta dei circa 25 mila nordcoreani fuggiti dal loro paese dal 1953 ad oggi, la maggior parte lasciando le loro famiglie oltre il confine. Gran parte di loro sono fuggiti negli anni ’90, quando la Corea del Nord fu colpita da una durissima carestia.
Per questi rifugiati esiste una possibilità di rivedere le loro famiglie rimaste in Corea del Nord, ma c’è un’altra categoria di persone che invece, probabilmente, non avrà questa fortuna: tutti i sudcoreani rapiti dalla fine della guerra (si calcola siano 3.800), per la maggior parte pescatori sequestrati insieme alle loro barche mentre pescavano nei pressi del confine tra i due paesi.
Proprio in questi giorni uno di loro è stato liberato, anche se probabilmente non è ancora arrivato in Corea del Sud. Si tratta di Chun Wook-Pyo, 68 anni, rapito insieme ad altri 25 pescatori nel dicembre del 1972. L’unica notizia ufficiale su di lui è che è stato rilasciato nelle mani di alcuni funzionari sudcoreani in un «paese asiatico» (probabilmente la Cina, il paese in cui avvengono di solito questi scambi).
Oltre ai pescatori, i servizi segreti della Corea del Nord hanno anche numerosi tecnici e scienziati sudcoreani per sopperire alla mancanza di manodopera specializzata in Corea del Nord. Sono stati rapiti anche attivisti politici e religiosi, spesso impegnati nell’aiutare la fuga dei nordcoreani dal loro paese. In gran parte queste persone sono state liberate, ma si calcola che circa 450 siano ancora prigioniere. Ufficialmente la Corea del Nord ha negato di detenere cittadini sudcoreani contro la loro volontà. Per questo motivo è improbabile che le loro famiglie ottengano il permesso di incontrarli nei prossimi mesi.
Questi accordi, secondo molti commentatori, sono un buon segno per il futuro delle relazioni tra i due paesi. Diversi funzionari e membri del governo sudcoreano, però, sono scettici sulle motivazioni che hanno spinto i nordcoreani ad aprire le trattative e su come potranno procedere in futuro. In passato la Corea del Nord ha ottenuto numerosi aiuti umanitari dal Sud per acconsentire alle riunioni familiari. Per il momento gli accordi sottoscritti venerdì non fanno nessuno accenno ad aiuti per il Nord.